Consigli per i vari compleanni di Geraldine

Rimani in linea.
Resta al passo.
Le persone hanno paura di chi non va alla loro andatura.
Le fa sentire stupide per quello che fanno.
Potrebbero pensare di essere loro a stare sbagliando.
Non oltrepassare la linea rossa.
Se vai troppo lontano — in qualsiasi direzione — ti perderanno di vista.
Si sentiranno minacciati.
Penseranno di non far parte di qualcosa che li lascia indietro, si sentiranno come se stesse accadendo qualcosa di cui non hanno il minimo sentore.
Crescerà un sentimento di vendetta.
Inizieranno a pensare a come disfarsi di te.
Sii cortese con loro.
Se non lo farai, lo prenderanno come un affronto.
Quando ti ci troverai faccia a faccia, dimostra che hai bisogno di loro.
Se capiscono che non ti servono, la prima cosa che faranno sarà scaturire in te questo bisogno.
Se la tattica fallisce, allora ti diranno quanto siano loro a non avere bisogno di te.
Se non ti mostri dispiaciuta dopo questa affermazione, diranno immediatamente ad altre persone quanto non gli interessi la tua esistenza.
Il tuo nome inizierà a spuntare tra i circoli in cui le persone si riuniscono per parlare di tutta la gente che non ha importanza.
Diventerai famosa così.
Questo, comunque, non farà altro che rendere sempre più arrabbiate persone di cui non ti importava nulla sin dall’inizio.
Diventerai un importante argomento di conversazione.
Inutile dire che tutte queste persone a cui non importa di te, inzieranno ad odiare sé stesse per trovarti sempre nei loro discorsi.
Poi inizierai tu a detestarti, per provocare così tanto odio.
Come vedi, finirà tutto con un colpo di pistola.
Non fidarti mai di uno sbirro in impermeabile.
Quando ti chiedono di spiegare precisamente chi sei, dì loro che sei un matematico preciso.
Non dire o fare nulla che chi ti sta davanti non possa comprendere: penserà che tu sappia qualcosa che lui ignora.
Reagirà d’impulso e si segnerà il tuo nome.
Parla il suo linguaggio.
Se il suo linguaggio è arretrato e tu hai già superato da un pezzo quel punto, sarà ancora più facile tornare indietro.
Parla in modo che lui possa capire alla perfezione.
Parla anche soltanto per tenere in movimento la lingua.
Dopo averti sentito, potrà etichettarti come buono o cattivo.
Chiunque lo farà.
Per alcune persone c’è soltanto bene e male.
In ogni caso, lo farà sentire in qualche modo importante.
È meglio stare alla larga da queste persone.
Fai attenzione all’entusiasmo: tutto è temporaneo, non lasciarti influenzare.
Quando ti chiedono se vai in chiesa, rispondi sempre sì, senza abbassare mai lo sguardo.
Quando ti chiedono cosa ne pensi di Gene Autry che canta “A Hard Rain’s A-Gonna Fall”, dì che nessuno la canta meglio di
Peter, Paul and Mary”.
Dopo l’annuncio del nuovo presidente, mangia una pinta di yogurt e vai a letto presto.
Quando ti chiedono se sei comunista, canta “America The Beautiful” con accento italiano.
Picchia lo spazzino più vicino a te.
Se per caso dovessi venire scoperta nuda in una macchina parcheggiata, accendi in fretta la radio a tutto volume
e mima l’atto della guida.
Mai lasciare casa senza un barattolo di burro d’arachidi.
Non indossare calze appaiate.
Quando ti chiedono di fare 100 piegamenti, prima cospargiti di deodorante.
Quando ti chiedono se sei capitalista, straccia la tua maglietta, canta “Buddy, Can You Spare A Dime?” con il piede destro alzato, mentre mastichi un biglietto da 1$.
Non firmare su nessuna linea punteggiata.
Non cadere nella trappola di criticare persone che non fanno altro che criticare.
Non creare nulla.
Verrà male interpretato.
Non cambierà.
Ti perseguiterà per il resto della tua vita.
Quando ti chiedono che fai per vivere, dì loro che ridi per vivere.
Stai in guardia dalle persone che minacciano di uccidersi se non sei gentile con loro.
Quando qualcuno ti chiede se ti importa dei problemi del mondo, guardalo profondamente negli occhi: non te lo chiederà di nuovo.
Quando ti chiedono se sei mai stata in galera, rispondi che anche alcuni dei tuoi migliori amici te l’hanno chiesto.
Diffida dei bagni pubblici senza scritte sui muri.
Quando ti chiedono di guardare a te stesso…non guardare mai.
Quando ti chiedono di dire il tuo vero nome…non darlo mai.


Quella che ho scritto sopra è la traduzione di “Advice For Geraldine On Her Miscellaneous Birthday”, poesia composta da Bob Dylan in occasione del concerto di Halloween alla Philharmonic Hall, nel 1964. Una versione adattata e (molto) ridotta è stata inserita nel film “I’m Not There”, con il titolo “Sette semplici regole per vivere alla macchia”.

Dylan parte da alcune esperienze di vita per redigere un elenco di consigli.
Senza senso.
O forse no.

Il limite delle parole

Il Tao che il mondo apprezza è quello che si trova nei libri. Il libro è fatto solo di parole. Ciò che vi è di prezioso nella parola, è l’idea. Ma l’idea trae vita da qualcosa di ineffabile. Il mondo apprezza le parole e le trasmette attraverso i libri. Benché il mondo stimi i libri, io li considero indegni di stima, perché ciò che in essi viene stimato, non mi sembra stimabile. Come non si possono vedere che forme e colori, così non si possono udire che nomi e fonemi. Ahimè! Tutti pensano che le forme e i colori, i nomi e i fonemi rappresentino la realtà delle cose, e questo non è vero. È in questo senso che si dice: «Chi sa non parla, chi parla non sa». Ma come potrebbe accorgersene, il mondo?

Un giorno, il duca Huan [di Qi] leggeva nella sala, in alto, mentre sotto la sala, in basso, il carraio Bian stava costruendo una ruota. Il carraio posò martello e scalpello e chiese al duca:
«Che cosa state leggendo?».
«Le parole dei Saggi» rispose il duca.
«I Saggi sistono ancora?» chiese Bian.
«Sono morti» disse il duca.
«Allora quel che leggete non è altro che la feccia degli Antichi».

Il duca riprese:
«Io leggo e non ho bisogno di chiedere il parere di un carraio. Tuttavia ti permetto di spiegarti. Se non ti riesce, sarai messo a morte».
«Ecco quello che il mestiere del vostro servitore gli ha permesso di osservare. Quando faccio una ruota, se vado adagio, il lavoro è piacevole, ma non solido. Se vado veloce, il lavoro è penoso e trasandato. Non devo procedere né lento né veloce, devo trovare un’andatura giusta, che convenga alla mano e corrisponda al cuore. C’è in questo qualcosa che non si può esprimere con le parole. Non ho quindi potuto farlo capire a mio figlio, che non ha potuto essere istruito da me. Per questo, a settant’anni, lavoro ancora a fabbricare le mie ruote. Quello che gli Antichi non hanno potuto trasmettere è morto, e i libri che leggete non sono altro che la loro feccia».

Questo passo è tratto dal Zhuang-zi, uno dei classici del Taoismo.

Ora, io non disprezzo i libri, considero anzi la lettura un’attività quasi spirituale, un mezzo tramite cui l’essere umano può apprendere nozioni importanti e maturare una maggiore consapevolezza di sé e dell’ambiente in cui vive. Ciò detto, capisco perfettamente ciò di cui parla l’autore e mi trovo d’accordo: le parole sono dannatamente limitate e, quale che sia l’abilità nel loro utilizzo, tramite di esse non si può carpire che uno sbiadito riflesso della sostanza che cercano di trasmettere.

L’essere umano impara e migliora soprattutto tramite l’esperienza, ed è paradossale come uno dei nostri tratti distintivi — il linguaggio — non sia in grado di comunicarla efficacemente. Me ne rendo conto ogni giorno di più, quando vedo amici stare male e mi sento inutile perché, pur sapendo cosa stanno passando e vedendo i loro errori, non riesco a trovare le parole adatte per aiutarli. Me ne rendo conto persino quando scrivo dei post con l’intento di comunicare qualcosa che ho dentro, ma ho la sensazione di non scalfire che la superficie; in un certo senso è la stessa cosa che sta accadendo ora.

Penso che la limitatezza nel comunicare determinati concetti non sia imputabile soltanto alle parole, penso che ad essere inadeguato sia innanzitutto il nostro intelletto. È paradossale questa affermazione, visto l’enorme balzo evolutivo compiuto dalla società umana tramite le capacità intellettive dei propri membri, eppure sono sempre più convinto che la razionalità abbia limiti congeniti che non le possono permettere di definire e comprendere ogni aspetto della realtà. Vi sfido a delineare in modo esauriente ed oggettivo concetti quali “amore”, “felicità”, “passione”, “intuito”, “qualità”, “talento”; indubbiamente rappresentano una parte della realtà umana che ciascuno di noi percepisce e di cui ha una propria immagine mentale, ma che non è quantificabile. Credo che ogni possibile descrizione risulterebbe, per forza di cose, terribilmente parziale.

Ho notato che quando mi sforzo davvero molto per tradurre in parole qualcosa che ho compreso a livello esperienziale, ma non ho ancora ben consolidato, un meccanismo dentro di me si inceppa: quello che credevo di aver capito, improvvisamente si dissolve, lasciando soltanto un vortice di pensieri, un’entropia che aumenta in modo proporzionale ai miei sforzi di rimettere tutto in ordine; fino al momento in cui mi arrendo e sospendo ogni tentativo di capire, di analizzare.

Alcune cose ci si deve limitare a percepirle. Alcune cose non si possono comunicare.

Il Tao di cui si può parlare non è l’eterno Tao
I nomi che si possono nominare non sono nomi eterni

Rompi la tua routine

Dal libro ‘Moonwalking with Einstein‘:1

La monotonia fa collassare il tempo; la novità lo espande. Puoi fare esercizio fisico quotidiano, mangiar bene e vivere una vita lunga, mentre la percepisci come corta. Se spendi le tue giornate seduto in una stanza a maneggiare scartoffie, ogni giorno è destinato a perdersi nel successivo e scomparire. Per questo è importante variare regolarmente la propria routine, concedersi vacanze in località esotiche, e fare più esperienze possibili, di modo che queste fungano da àncora per la nostra memoria. Creare nuovi ricordi distende la nostra percezione della vita.

Direi che si ricollega perfettamente ad un mio vecchio post.


  1. Ringrazio Diego Petrucci per avermelo passato. 

Riponi il bicchiere

Una psicologa passeggiava in una stanza, mentre impartiva ad un gruppo di persone i suoi insegnamenti su come gestire lo stress. Nel momento in cui prese un bicchiere d’acqua e lo alzò dinnanzi a sé, tutti si aspettarono la classica domanda sul bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Invece, sorridendo, disse: “Quanto pesa questo bicchiere d’acqua?”

Le risposte variarono tra 200 e 500 grammi.

Al che, lei rispose: “Il peso assoluto non ha importanza. Dipende da quanto a lungo lo tengo in mano. Se lo tengo sollevato per un minuto, non è un problema. Nel caso di un’ora, avrò dolori al braccio. Se lo tenessi così per un giorno, sentirei il mio braccio intorpidito e paralizzato. Qualsiasi sia il caso preso in esame, il peso del bicchiere non cambia, ma più a lungo lo sorreggo, più pesante diventa.”

Proseguì: “Lo stress e le preoccupazioni della vita sono come questo bicchiere d’acqua. Pensateci per un po’ e non accadrà nulla. Pensateci un po’ più a lungo ed inizieranno a farvi soffrire. E se vi ci arrovellate per tutta una giornata, vi sentirete paralizzati — incapaci a fare qualsisi cosa.”

Ricordatevi di riporre il bicchiere.

Fonte

New Slang

—Che stai ascoltando?
—Gli Shins, li conosci?
—No.
—Devi sentire questa canzone: ti cambierà la vita.


Ci sono volte in cui fa schifo avere venti-e-qualcosa anni. Spesso è come essere al volante di una Ferrari su una strada con il limite a 20km/h, ma i cartelli non riesci a capire chi è ad averli messi; può darsi anche siano solo nella tua testa, può essere che non siano reali. Intanto il motore si ingolfa.

Sei schiavo di concetti che non ti appartengono, ma che finisci per cucirti addosso, spinto da pressioni esterne troppo sottili per essere razionalizzate. Quando sei un bambino e ti cadono a terra le patatine, subito le raccogli e le mangi comunque; quando cresci, invece, inizi a notare lo sporco annidato sulla superficie croccante e le butti via. Allo stesso modo, lentamente, inizi a precluderti tutta una serie di azioni in nome del “buon senso” — o di chissà quale altra stronzata — e costruisci, paletto dopo paletto, una cella su misura.

Prendi per buono quello che ti dicono i genitori perché sanno ciò che è bene per te, imiti chi ti circonda perché è rischioso andare contro corrente, consegni le briglie della tua identità ad un gruppo e ottieni in cambio l’illusione di essere protetto. Tutto ciò non fa altro che alimentare lo spaesamento, la malinconia; ma non lo capisci e continui a cercare risposte al di fuori di te, interpellando persone che nel tempo hai mitizzato, durante questo processo di perdita del contatto con la realtà. Non è altro che un fragile castello di carte, ma non te ne accorgi fino a quando arriva il proverbiale “fulmine a ciel sereno”, uno shock imprevedibile, un assaggio amaro di quello che è la Vita vera. Il crollo delle tue certezze ti dimostra che nulla può essere dato per certo. Fa male, malissimo, ma ti dà anche l’opportunità di ricominciare.

Ti accorgi di essere, in definitiva, solo. Una grande realizzazione che tipicamente porta momenti di disperato diniego, vuoi qualcosa a cui aggrapparti e, se non c’è nulla attorno a te, provi a rievocare il passato. Contatti amici che hai perso di vista, o vecchi partner rimasti vittime di un amore troppo acerbo; ci parli per una sera e ti senti vivo, libero dai problemi, mentre le vostre parole riportano in vita aneddoti racchiusi nei meandri della memoria. Qualsiasi evento appare sempre più luminoso, una volta declinato al passato. Però ti accorgi che loro hanno una loro vita indipendende dalla tua, ti sembrano addirittura in gran forma; ti rendi conto di non essere indispensabile.

Al diniego, segue la rabbia: sei incazzato con il Mondo perché non riesci a trovare il tuo posto. Qualsiasi cosa ti manchi, che sia l’amore, un lavoro che ti piace, o una passione, finisci per odiare chi invece quella cosa è riuscito ad ottenerla. Perché tu no? Devi fare qualcosa, devi rimediare, devi essere completo. Provi allora a scendere a patti con la tua situazione, di modo da rialzare al testa, recuperi qualche tacca di morale, fai programmi su programmi, ma sei così concentrato su quell’astrazione che è il “futuro”, da non prestare sufficiente attenzione a ciò che stai facendo. Inciampi. Cadi faccia a terra. Ti disperi. Sei triste come non mai e, per contrasto, tutti coloro su cui posi gli occhi sembrano felici, non possono che essere felici, visto come si comportano. Sei così egocentrico da non contemplare nemmeno la possibilità che si sia tutti sulla stessa barca.

A questo punto sta a te. Puoi essere così fortunato da incontrare una persona che ti cambia la vita, ma più verosimilmente devi fermarti e ricalibrare le tue percezioni; devi arrenderti per poter ricostruire qualcosa dalle macerie. Il lutto che ha sconquassato il tuo castello di carte può portarti ad una degradante vita di autocommiserazione, oppure può darti la scossa decisiva per farti aprire gli occhi, per farti capire che non hai mai realmente iniziato a vivere.

I tratti di strada in cui procedere a 20km/h non sono poi così tanti, e non sarà certo un po’ di sporco sulle patatine ad ucciderti. Fai in modo che il tuo nuovo linguaggio (New Slang) da adulto sia una naturale evoluzione della tua voce interiore, non un’accozzaglia di convenzioni linguistiche imposte dall’alto, se non vuoi cadere in un perenne stato di nolontà.

Questa è la vita. A volte fa un male del cazzo, però è tutto quello che abbiamo.


Nota: questo post è stato ispirato dalla canzone messa in apertura e dalla visione del film ‘Garden State‘, dal quale sono tratte anche le due citazioni.

Come avere conversazioni profonde

Oggi mi sono trovato con parecchio tempo libero e ho deciso di spulciare un po’ la Reading List di Safari per leggere un po’ di articoli promettenti che ho salvato negli ultimi mesi. In particolare mi ha colpito uno dei primi che ho salvato: “How To Have Deep Conversations”.

Ho pensato di condividerlo su Twitter, come faccio con tutti i link che ritengo validi, ma poi mi sono fermato; ho pensato che rientrava nella categoria di riflessioni che sono solito postare su questo blog e che — forse — avrei fatto un favore a qualcuno, se avessi tradotto il post in Italiano e lo avessi riportato qui, invece di gettare un link nel torrente impetuoso della timeline di Twitter.

Detto, fatto. Buona lettura.

Cosa rende una conversazione ‘profonda’?

Se avete mai avuto una conversazione profonda, sapete di cosa si tratta. Eppure è difficile definire cosa esattamente separa un’interazione ‘profonda’ da una ‘non profonda’. Alcune persone sottolineano l’importanza di una connessione tra i partecipanti, altri rilevano uno scambio di convinzioni ed opinioni, inoltre si può vedere come densa di significato una conversazione che comprenda un’analisi di qualche tipo, che potrebbe portare ad un cambiamento d’opinione. In questo modo puoi anche comprendere meglio la persona che hai di fronte. Anche se le conversazioni profonde possono avere a che fare con tutto ciò che è intimamente correlato all’essenza di una persona, altri possibili argomenti possono essere la società e l’educazione, per esempio. Importanti attitudini dei partecipanti, che permettono alla conversazione di proseguire, sono rispetto, apertura e curiosità. Detto ciò, credo ci sia un elemento che collega tutti gli aspetti summenzionati: la crescita.

La lista di tratti stilata sopra non è esauriente, ma dovrebbe aiutare a difendere la mia asserzione: una conversazione è profonda quando rafforza il legame tra i partecipanti e stimola in loro un processo di crescita personale, agendo pertanto all’esterno e all’interno delle singole persone, rendendo il tutto (molto vagamente definito) più ampio della somma delle parti (i singoli partecipanti, i loro pensieri, le convinzioni, etc.).

Questo è anche il motivo per cui le persone che cercano di migliorarsi vogliono essere coinvolte maggiormente in questo tipo di conversazioni, che probabilmente le rendono persino più felici. Dunque rimane la domanda: come si fa ad avere più conversazioni profonde?

Il come:

Attitudine

L’attitudine gioca un ruolo importante nell’essere in grado o meno di iniziare e mantenere una conversazione profonda. Questi sono i tratti che dovreste impegnarvi a migliorare:

  • Rispetto: essere rispettosi comprende una lunga lista di qualità da mostrare al proprio interlocutore, alcune delle quali sono in questo elenco.

  • Apertura: condividendo le vostre posizioni e aprendovi alle novità incoraggerete gli altri a fare altrettanto.

  • Apertura mentale: essere ricettivi riguardo ciò che gli altri hanno da dire e, ancora meglio, pronti ad imparare dalle loro parole. Invece di giudicare, accettate le persone per come sono. Questo aumenterà la loro fiducia in voi e le incoraggerà ad aprirsi. Inoltre, considerate sempre la possibilità di cambiare idea. Entrare in una conversazione aspettandosi di finirla rimanendo sulle proprie posizioni è controproducente, se il suo scopo è di stimolare la vostra crescita; giusto?

  • Curiosità: fate domande e ascoltate le risposte. Non c’è nulla di meglio del sapere che il tuo interlocutore vuole conoscere realmente i tuoi pensieri, incoraggiandoti ad esporli.

  • Assertività: se avete dei confini, delineateli. Non temete di metter in chiaro che non vi piace parlare di un determinato argomento. Se non lo fate, gli altri potrebbero continuare a porre domande alle quali voi non volete rispondere e ciò renderebbe l’interazione imbarazzante e poco piacevole per entrambi.

  • Fiducia: fidarsi ed essere degni di fiducia è molto importante. Chi vorrebbe condividere i suoi più reconditi segreti con voi, se sospettasse che diventerebbero di dominio pubblico il giorno seguente?

  • Onestà: non ha senso mentire.

Si spera, se davvero volete apprezzare conversazioni profonde, che voi conosciate l’importanza di questi 7 tratti e che sappiate come applicarli.

A seconda di quanto le persone che frequentate abitualmente sono propense ad avere conversazioni profonde, potreste già avere il piacere di sperimentare questo tipo di interazioni, semplicemente mostrando i tratti elencati sopra. A volte, tuttavia, potreste avere bisogno di far sapere alla persona che avete di fronte che non siete in cerca di chiacchiere generiche e che vi piacerebbe parlare di cose che realmente sono importanti per entrambi. Se tutto va bene, il vostro interlocutore accetterà (non ha senso insistere, se l’altra persona non vuole) e chiederà: “Bene, di cosa vuoi parlare?”

In passato, avrei detto: “Di qualsiasi cosa tu voglia”, il che avrebbe portato ad alcuni round in cui ci si sarebbe scambiati la responsabilità di scegliere l’argomento e presto sarebbe stato chiaro che nessuno dei due aveva idea di cosa parlare. È vero: a volte le persone vogliono semplicemente parlare, vogliono una connessione, non importa quale sia l’argomento. Eppure, per parlare, serve una tematica.

Argomento

Do per scontato che normalmente voi non sappiate di cosa volete parlare. Solitamente quando questo accade, suggerisco di fare il ‘gioco delle domande’, ossia: ciascuno, a turno, fa domande all’altro. Questo può dare molte informazioni riguardo l’interlocutore, senza dover per forza costringere la conversazione ad un solo argomento; oppure può rivelarsi totalmente inutile.

In ogni caso, le domande sono molto utili nel tentativo di iniziare una conversazione profonda. Invece di sperare che l’altra persona se ne esca con un buon tema, provate a prepararvi prima qualche domanda interessante.

Visto che sono una persona molto curiosa, ci sono parecchie domande che mi piacerebbe porre a chiunque. Certo, ce ne sono di specifiche che preferireste porre ad alcuni e non ad altri, ma forse questa lista vi può essere utile:

  1. C’è qualcosa che ti causa ansia? / cosa ti agita in questo momento?

  2. Perché le persone mentono?

  3. Possiamo controllare le nostre emozioni? Come?

  4. Credi in Dio?

  5. Quali sono i tuoi obiettivi?

  6. Cos’è importante per te come persona / in una persona?

  7. Cosa vorresti migliorare di te stesso/a?

  8. La felicità è una scelta?

  9. Fino a che punto possiamo controllare l’amore?

  10. Cosa ne pensi dei matrimoni gay?

  11. Può qualcuno amare più di una persona allo stesso tempo?

  12. Cosa ne pensi delle relazioni poliamorose?

  13. Riusciresti a stare 30 giorni senza lamentarti?

  14. Cosa pensi della meditazione?

  15. Qual’è il senso della vita?

  16. Qual’è il tuo scopo?

  17. Le droghe andrebbero legalizzate? Quali e perché?

  18. Le persone sono intrinsecamente buone/cattive?

  19. Siamo responsabili per tutto ciò che facciamo?

  20. Si può essere felici quando si è tristi?

  21. Cos’è l’amore incondizionato?

Ho scritto le domande a mano a mano che mi venivano in mente. probabilmente ce ne sono molte altre che mi piacerebbe porre, ma la lista assolve comunque alla sua funzione. Quindi ora sta a voi: scrivete le domande che vi piacerebbe porre. Potete anche scriverle pensando a persone specifiche.

Ora sapete come iniziare una conversazione profonda. Il passo successivo è essere in grado di farla fluire.

Flusso

Durante le chiacchiere generiche, è necessario continuare ad aggiungere domande dopo ogni risposta, di modo da impedire che l’interazione giunga al termine. Lo scorrere della conversazione deve essere imposto, in altre parole.

Se state avendo una conversazione profonda, invece, lo scorrere viene naturale. Non dovreste temere di non avere più nulla da aggiungere. Al contrario, vi potreste dover preoccupare sul come porre termine al discorso perché purtroppo non avete tutto il tempo del mondo.

Anche se non dovreste imporre lo scorrere della conversazione, potete creare le condizioni affinché sia facilitato. Fortunatamente, queste sono le stesse che hanno permesso alla conversazione di iniziare, in particolar modo curiosità e apertura. Mantenendo un atteggiamento curioso e aperto renderete il flusso inevitabile. Inoltre, molto importante è la connessione con l’interlocutore, la quale lo renderà disposto a continuare a parlare.

Notate che molte delle domande da me suggerite sono aperte, ossia non possono avere come risposte dei semplici “sì,” o “no”. Le domande aperte incoraggiano la controparte a dire più di ciò che le era stato specificatamente chiesto, facendo quindi sì che la discussione fluisca.

Se la conversazione giunge ad un punto di stallo, potreste voler porlo all’attenzione del vostro interlocutore per capire se vuole continuare a parlare, oppure preferisce cambiare argomento. In tal caso basta scegliere un’altra domanda e ricominciare daccapo.

La pratica rende perfetti

Forse la vostra prima conversazione profonda non durerà molto a lungo o non sarà ad un livello molto intimo. È normale. Continuate a cercare questo tipo di interazione ed allenate le vostre abilità. Potete anche fare pratica online, in siti come Omegle.com dove cui venite assegnati casualmente ad un estraneo con il quale chattare. Siate pazienti, comunque, perché molti su quel sito vorranno solo trollare o avere conversazioni

Innamorarsi di una Mela

Sono stato per anni un fanboy Apple, qualcuno direbbe che lo sono ancora (e potrebbe avere ragione), ma di sicuro non mi comporto più come qualche anno fa. C’è stato un periodo in cui ero il classico “evangelista”, colui che si faceva portavoce del Verbo di Steve Jobs, conducendo crociate personali contro Microsoft e, più tardi, Android. A ripensarci adesso, un po’ me ne vergogno.

Di quel forte sentimento però è rimasto qualcosa: la trepidazione per un Keynote, l’istintivo risentimento verso chi critica Apple per partito preso, la felicità durante l’unboxing di un nuovo prodotto. Ad un osservatore esterno tutto questo può sembrare eccessivo e non avrebbe problemi ad etichettare come “pazzoidi” coloro che si accampano fuori dagli Apple Store la sera prima del lancio di un nuovo prodotto. Prima di sfoderare il classico (e legittimo) argomento: “ognuno ha le proprie passioni ed è libero di seguirle”, vorrei riportare qualche passaggio del libro ‘The Naked Brain‘.

Come esempio dell’impatto emotivo che hanno su di noi i marchi commerciali, si prenda in considerazione il “Pepsi Challenge”. Se i partecipanti non erano a consocenza di quale bevanda veniva loro offerta, basandosi unicamente sul gusto, tendevano a preferire Pepsi a Coca Cola. Quando invece venivano resi consapevoli della marca, la scelta cadeva su Coca Cola.

[…]

Le persone rimangono fedeli ai brand che suscitano in loro sentimenti di fiducia ed affetto. Stimolare l’attaccamento emotivo dei clienti è un modo migliore per predirne le abitudini di acquisto, piuttosto che puntare soltanto sulla loro soddisfazione: potenzialmente si può fare in modo di mantenere quei clienti per tutta la loro vita.

[…]

Sono davvero “dipendente” da Coca Cola, penne Delta e quaderni Claire-fontaine — per nominare giusto tre prodotti che ho comprato in quella che altri potrebbero definire come una quantità eccessiva? Le neuroscienze stanno suggerendo che, visto il ruolo avuto dallo stesso neurotrasmettitore (dopamina) nella dipendenza dalle droghe e nell’acquisto “eccessivo” di prodotti legati da un determinato marchio, un qualche grado di legame emotivo, se non proprio di dipendenza, è presente.

Il motivo per cui Apple ha così tanti “accoliti” tra chi acquista i suoi prodotti è che — soprattuto in passato — si è data molto da fare nel creare un legame affettivo con la propria clientela; al punto che molti (di noi) si identificano così tanto con il logo della Mela, da vedere qualsiasi critica all’azienda come un attacco personale. Come Dale Carnegie insegna, in larga misura le critiche servono solo a fare arroccare i loro destinatari nelle proprie posizioni, da qui il comun sentire che gli utenti Apple sono “lobotomizzati” ed è impossibile ragionarci.

A questo punto i fan del Robottino Verde che stanno leggendo — se mai ce ne fossero — staranno ridacchiando sotto i baffi, ma farebbero meglio a non sentirsi superiori, visto che sono anch’essi vittime dello stesso processo. In una società consumistica quale è la nostra, è praticamente impossibile non sviluppare preferenze per determinati brand e, conseguentemente, diventa molto difficile non sviluppare un legame emotivo. Nel mondo tecnologico subentra anche la passione personale, quindi è facile assistere a feroci diatribe, ma il “Pepsi Challenge” dimostra che il discorso è applicabile a qualsiasi brand.

C’è chi veste solo Benetton, chi è convinto che ‘Barilla’ sia sinonimo di “pasta”, chi non vuole sentire nomi di automobili se queste sono prodotte al di fuori del confine teutonico. Questa affezione, magari inzialmente motivata da un’effettiva qualità superiore, trascende ogni tipo di logica e spesso non viene compresa fino in fondo nemmeno dagli interessati. In fondo è noto che l’amore non veda i difetti, ma questo è ancora più grave se l’oggetto del sentimento è un azienda a cui noi diamo i nostri soldi e verso cui dovremmo sempre essere critici e pretendere il meglio.

Come al solito, se non possiamo — e non possiamo — evitare di subire certi meccanismi, è bene cercare di esserne consapevoli, di modo da coglierli in castagna quando scattano.


Aggiornamento

Fabrizio Rinaldi mi fa gentilmente notare che il “Pepsi Challenge” è risultato fallace, in quanto la Pepsi viene preferita al primo sorso a causa della maggiore percentuale di zucchero, mentre la Coca Cola risulta migliore in un periodo di tempo più dilatato. Ovviamente ciò non inficia la bontà della tesi esposta, visti i numerosi test effettuati con l’ausilio di fMRI in cui si è riscontrata una maggiore attività cerebrale nelle regioni correlate a pensiero, elaborazione emotiva e memoria, quando nelle attività svolte i soggetti si trovavano a confrontarsi con la loro marca preferita.

Non ho riportato l’intero passaggio nella citazione per non appesantire il discorso.

Soli, insieme

La maggior parte di voi avrà già visto il video, dal momento che è stato diffuso moltissimo nel corso dell’ultima settimana. Direi che si commenta da solo e riporta in auge un discorso affrontato da molti altri prima di me, alcuni1 con un punto di vista simile al mio, altri2 con un modo di vedere la questione un po’ differente. Non voglio quindi esporre la mia prospettiva, perché rischio di essere ridondante e di non aggiungere nulla di significativo rispetto a quanto detto da altri.

Quindi qual è il senso di questo post? Semplicemente riportare ad imperitura memoria le parole scritte oggi nello stato della pagina Facebook ‘Tad‘ (a proposito: mettete “mi piace”, non ve ne pentirete).

Ero ad un concerto qualche settimana fa, e ho assistito a numerose persone che riprendevano lo spettacolo con i loro smartphone, piuttosto che seguirlo dal vivo, direttamente con i loro occhi. Siamo diventati così impegnati a cercare di catturare qualsiasi cosa con l’aiuto della tecnologia che ci dimentichiamo di godere delle cose che abbiamo davanti, mentre queste accadono.

Il prezzo che paghiamo per cercare di cristallizzare questi momenti, affinché siano accessibili in futuro, è l’impossibilità di apprezzare realmente ciò che accade, quando accade.

Non succede solo durante i concerti, ma anche alle riunioni di famiglia, agli eventi mondani, agli appuntamenti, alle uscite con gli amici. Il problema non sorge solo quando si cerca di catturare un momento, ma anche quando si vuole evadere dalla situazione in cui ci si trova, controllando i social network, giocando ai videogames, navigando sul web, et cetera. La tecnologia ci permette di essere da soli in mezzo ad una moltitudine di persone.

Questo weekend sforzatevi di mettere da parte lo smartphone e godervi la vita. Godetevi il vostro partner, gli amici. Vivete il momento, invece di registrarlo per un ipotetico futuro.

La tecnologia è il mostro brutto e cattivo? No. Siamo noi che abbiamo queste tendenze e sarebbe bene prendere coscienza e cercare di contrastarle, quando possibile, perché il tempo non torna mai indietro.

If you want to keep your memories, you first have to live them.
— Bob Dylan


  1. Diego Petrucci e Riccardo Mori, ad esempio. 
  2. Filippo Corti qui e qui

Il viaggio

— A volte ho paura quando, durante il viaggio, mi faccio coinvolgere da qualcuno.
— Perché?
— Perché sono solo di passaggio.

Quando avevo circa otto anni, durante una lezione di Italiano, la mia maestra fece un’analogia che mi rimase impressa e tutt’ora ricordo in modo vivido; disse che la vita è come un treno: durante le prime fasi del tragitto è piena di persone, ma si svuota sempre di più a mano a mano che ci si avvicina al capolinea.

Non c’è bisogno di aver superato la metà del percorso per capire quanto queste parole siano vere. Ho ormai perso il conto del numero di persone che mi sono lasciato alle spalle senza un vero motivo, senza una rottura, semplicemente perché si sono intraprese strade diverse oppure si sono assunti stili di vita differenti. A volte invece è proprio la maturazione caratteriale a creare un solco tra due persone che storicamente sono sempre state molto unite, a me è successo con il mio migliore amico d’infanzia (e buona parte dell’adolescenza) che da un giorno all’altro mi ha voltato le spalle, lasciandomi con una bruciante sensazione di tradimento dentro di me. Che dire poi delle storie d’amore, più o meno importanti, la cui dissoluzione ti ferisce in modi che non credevi possibili? Eppure tutto si supera, puoi sempre rialzarti, basta che tieni presente la sola ed unica costante della tua vita: te stesso.

Si nasce soli e, senza ombra di dubbio, si muore soli. Affrontiamo questo mondo come la nostra avventura personale, tutto è visto dal nostro punto di vista, la realtà stessa non è che l’interpretazione soggettiva delle sensazioni da noi elaborate, di conseguenza nulla è certo, e questo fa paura. Per rendere sopportabile il viaggio della vita cerchiamo certezze — a ben vedere, illusioni — e finiamo per aggrapparci gli uni agli altri, poiché attraversare una selva in compagnia è molto più confortante. Nel fare ciò ci scordiamo qual è l’unica certezza inconfutabile: tutto ha una fine. Il treno tende a svuotarsi.

Un insieme di persone può possedere un’identità di gruppo, ciasun membro può avere un ruolo ben definito, si può essere molto affiatati, ma tutto questo non cambia il fatto che esso sia composto da molteplici individualià. È un errore fatale dimenticare che ciascuno è sul proprio percorso indipendentemente da chi ha attorno, così facendo si finisce per creare un rapporto di dipendenza; la soddisfazione personale arriva a basarsi su di una convinzione che differisce dalla realtà dei fatti, generando frustrazione.

Tanto più una persona ti rende felice, tanto più soffrirai quando questa non ci sarà più. È l’eterno dualismo bene-male, piacere-dolore, giusto-sbagliato, Yin-Yang, che potrebbe fare tanto ‘new age’, ma a ben vedere presenta una logica inoppugnabile. Ho sofferto moltissimo, in passato, per essermi legato troppo a determinate persone e so che mi capiterà ancora in futuro, è quasi inevitabile. Puoi anche essere consapevole del mujōkan, ma quando devi confrontartici sarai sempre un po’ impreparato.

Quindi, dunque, dovremmo perseguire la solitudine?

— Kino, non ti piace farti coinvolgere dalle persone?
— Non è che non mi piaccia, Hermes. Voglio continuare il mio viaggio proprio per incontrare altre persone. E alcune di loro mi hanno insegnato cose molto importanti, apprezzo sempre moltissimo questi incontri.


Nota: i dialoghi citati sono tratti dall’anime ‘Kino No Tabi‘.

The Laundry List

Ho appena finito di leggere il libro di Sheldon Kopp ‘Se incontri il Buddha per la strada, uccidilo!‘, un saggio brillante, denso di significato che nonostante le riflessioni profonde che provoca riesce ad essere comunque molto scorrevole e a catturare magneticamente l’attenzione del lettore. Senza dubbio un libro che consiglierei a chiunque.

Il volume si chiude con quello che l’autore definisce un ‘elenco escatologico della biancheria‘, ossia un elenco parziale delle “verità eterne“. Può essere visto come il sunto degli argomenti trattati dall’autore, derivante quindi dalla sua esperienza come psicoterapeuta ed essere umano. Tempo addietro ho pstato su queste pagine il mio ‘Manifesto’, se avete gradito le deduzioni di un ragazzo poco più che ventenne che la vita non ha ancora iniziato a viverla, direi che quelle del saggio dottor Kopp non potranno che piacervi e farvi riflettere.1


  1. È tutto qui!

  2. Non ci sono significati reconditi.

  3. Non puoi arrivarci da qui, e inoltre non c’è alcun posto dove andare.

  4. Siamo tutti già moribondi e saremo morti per molto tempo.

  5. Nulla dura per sempre.

  6. Non c’è alcun modo per ottenere tutto ciò che si vuole.

  7. Non puoi aver nulla a meno che non lasci la presa.

  8. Puoi conservare soltanto ciò che dai via.

  9. Non c’è alcuna ragione particolare per cui non hai ricevuto alcune cose.

  10. Il mondo non è necessariamente giusto. L’essere buoni spesso non viene ricompensato e non c’è alcuna ricompensa per la sventura.

  11. Nondimeno hai la responsabilità di fare del tuo meglio.

  12. È un universo casuale a cui noi apportiamo significato.

  13. In realtà non controlli nulla.

  14. Non puoi costringere nessuno ad amarti.

  15. Nessuno è più forte o più debole di te.

  16. Tutti sono, a modo proprio, vulnerabili.

  17. Non ci sono grandi uomini.

  18. Se hai un eroe, dagli un altro sguardo: in qualche modo hai diminuito te stesso.

  19. Tutti mentono, ingannano, fingono (sì, anche tu, e certamente io).

  20. Tutto il male costituisce una vitalità potenziale bisognosa di trasformazione.

  21. Ogni parte di te ha il suo valore, se solo l’accetti.

  22. Il progresso è un’illusione.

  23. Il male può essere spostato, ma mai cancellato, dal momento che tutte le soluzioni generano nuovi problemi.

  24. Tuttavia è necessario continuare a lottare verso una soluzione.

  25. L’infanzia è un incubo.

  26. Ma è così difficile essere un adultoindipendente, autosufficiente, consapevole di dover badare a sé stesso perché non c’è nessun altro a farlo.

  27. Ciascuno di noi è, in definitiva, solo.

  28. Le cose più importanti, ciascun uomo deve farle da sé.

  29. L’amore non basta, ma certamente aiuta.

  30. Abbiamo soltanto noi stessi e la fratellanza che ci unisce gli uni agli altri. Forse non è molto, ma non c’è altro.

  31. Che strano che tanto spesso, tutto sembra valer la pena.

  32. Dobbiamo vivere nell’ambiguità di una libertà parziale, di un potere parziale e di una conoscenza parziale.

  33. Tutte le decisioni importanti devono essere prese sulla base di dati insufficienti.

  34. Tuttavia siamo tutti responsabili di tutti i nostri atti.

  35. Nessuna scusa sarà accettata.

  36. Puoi fuggire, ma non puoi nasconderti.

  37. È importantissimo trovarsi senza più capri espiatori.

  38. Dobbiamo imparare la forza di vivere con la nostra impotenza.

  39. L’unica vittoria importante sta nell’arrendersi a sé stessi.

  40. Tutte le battaglie significative vengono combattute all’interno del sé.

  41. Sei libero di fare qualunque cosa vuoi. Devi soltanto affrontarne le conseguenze.

  42. Cosa sai…con sicurezza… ad ogni modo?

  43. Impara a perdonare te stesso, più e più e più e più volte…


  1. Se non avete familiarità con determinate tematiche psicologiche e filosofiche alcuni punti vi lasceranno scettici. Ho scelto tuttavia di non commentare ogni singola affermazione per invogliare a leggere il libro.