Tic-Tac

Provate per un attimo a tornare con la mente alla vostra infanzia, non importa se sia stata felice o meno, sono quasi sicuro che ognuno di voi aveva un rapporto diverso con il Tempo, rispetto a quanto avviene ora. Io ricordo che a casa di mia nonna, nel primo pomeriggio, aspettavo le quattro per poter vedere i cartoni pomeridiani (qualcuno ricorda Solletico?) e — non sapendo leggere le ore — chiedevo quanto mancasse. Spesso mi sentivo rispondere: «È presto, Jacopo, ancora un’oretta» e mi rattristavo parecchio perché sapevo che l’attesa era lunga. Quando pensavo a ciò che avevo fatto solo un anno prima mi sembrava che di mezzo ci fosse un’era.

Eccomi adesso, ventituenne, a notare che quattro ore di studio passano sempre troppo in fretta rispetto a quanto mi sia necessario; ad evocare ricordi dell’estate passata e percepire quegli eventi come accaduti pochi mesi prima. Com’è possibile?! Sono sempre stato convinto fosse principalmente colpa di una percezione del tempo alterata durante la fase della crescita, unita magari al rapporto “vita rimasta-vita vissuta”. In sostanza qualcosa di inevitabile — ed inevitabilmente triste — che andrebbe notato per poter prendere piena coscienza del fatto che la vita non è mai lunga abbastanza.

Nel 2012 è però successo qualcosa che mi ha fatto vedere la nostra percezione del tempo sotto un’altra luce, nonché mi ha causato un piccolo periodo di “crisi esistenziale”. Durante le vacanze estive sono andato in Croazia con un gruppo di amici e, sebbene inizialmente non ne fossi proprio entusiasta, si è invece rivelata una bella esperienza. Non ho intenzione di fare il resoconto della vacanza, mi limito ad accennare che tra nuotate intense, furti di birra ed improbabili approcci con turiste tedesche, ce la siamo passata piuttosto bene. Il tutto è durato una settimana e, nonostante il luogo comune voglia che il tempo passi più rapidamente quando ci si diverte, l’ho vissuta in modo intenso, assaporando ogni singolo giorno.

Torno a casa e riprendo contatto con la realtà: ho un esame a tre settimane e devo fiondarmi sui libri, non c’è tempo da perdere! Ed ecco che, con mio grande sconcerto, in un battito di ciglia passano sette giorni. 168 ore della mia vita se ne sono andate senza che quasi io me ne rendessi conto, lasciandomi la disarmante sensazione di non aver vissuto. Come mai la stessa identica porzione di tempo che ho trascorso in Croazia l’ho percepita in modo così diverso, una volta rientrato a casa?

Sembrerà banale, ma tutto ciò mi ha fatto entrare per un po’ in crisi, mi ha fatto chiedere: «Non sarà che sto buttando la mia vita?». Mi è venuta incontro un’infografica che ha stimolato la mia curiosità riguardo l’argomento in questione e mi ha fatto fare un po’ di ricerche. Purtroppo non ho modo di recuperarla, quindi esprimerò il concetto con le parole di un gentile utente di Reddit che ha rinfrescato la mia memoria su questo tema.

La percezione del trascorrere del tempo dipende da quante volte prestiamo attenzione a qualcosa e siamo consapevoli di farlo!

Può essere fantastico oppure un supplizio, dipende dalle circostanze.

Percezione del tempo come “lento”:
Sei in classe e controlli l’orologio appeso al muro…10 minuti alla campanella. Ogni…3…secondi, ti rendi conto di quanto sembri un’eternità. Vuoi che il tempo passi più in fretta, vorresti che lo facesse, quindi continui a controllare, controlli ancora ed ancora! In quei 10 minuti avrai fatto 200 osservazioni e se ogni volta che guardi l’orologio dici a te stesso: «Ma è così LENTO!» ecco che sono 400 osservazioni ed è persino peggio!

[…]

Percezione del tempo come “veloce”:
Ora pensa a quando sei tutto il giorno con la testa tra le nuvole, senza notare nulla, oppure quando passi tutta la giornata mezzo addormentato nel letto, o a guardare repliche di una serie TV che conosci da cima a fondo. All’improvviso il giorno è trascorso.

Oppure quando stai guidando lungo una strada che hai fatto centinaia di volte — e all’improvviso sei a casa e pensi: «Ma che cavolo! Dormivo mentre ero al volante?!»

Durante l’infanzia per tutto il tempo ci sono cose che vale la pena notare. Tutto ciò che hai dinnanzi è nuovo e — dunque — importante.

Quando cresci smetti di notare ciò che hai visto ormai centinaia di volte: non è nuovo, non è importante e quindi non merita la tua attenzione. È normale e giusto.

Come adulto ti devi concentrare su ciò che davvero merita attenzione. Le semplici sensazioni/suoni/stimoli visivi potrebbero non essere compresi nel novero, a meno che non siano estremi. Ma in genere ciò che è nuovo/importante per un adulto è ad un livello più astratto (il tempo rallenta per persone che hanno lavori in cui ogni minuto presenta una nuova — ed importante — sfida da superare).

Come nota a parte, due persone potrebbero vivere entrambe fino ad 80 anni, ma il modo in cui vivono la vita può essere molto diverso. Magari uno dei due nota cose tutto il tempo — è un inventore che compie centinaia di osservazioni e ha una valanga di idee al giorno. L’altro è in continuazione fra i meandri della sua mente e non si preoccupa di ricordare nulla di ciò che gli accade. Potresti trovarti con una persona che ha vissuto il suo tempo come se fossero 200 anni di vita e l’altra che si e no ha fatto esperienze per 20.1

Nel mio caso, in Croazia ho compiuto diverse sfide a livello personale per cercare di uscire dalla mia comfort zone e ho cercato di provare cose nuove; di contro, tornato a casa, mi sono lasciato assorbire nella routine, dalla meccanicità di eventi che posso predire ad occhi chiusi.

Uno dei fattori che mi ha spinto verso la mindfulness è proprio questo. Molto spesso, intrappolati come siamo nelle nostre routine quotidiane, arriviamo a dare per scontate cose che non lo sono per nulla e a credere di conoscere ciò di cui in realtà non abbiamo scalfito che la superficie.

Non c’è un giorno uguale ad un altro ed il tempo che vi lasciate alle spalle non tornerà mai più indietro. Sono uno che predica bene e razzola male, ma il mio consiglio è di vivere ogni giorno al massimo, provando cose nuove per il gusto di provarle (e se laggente dice che “non ha senso” è una ragione in più per fare ciò che pensate). Viaggiate! Sfidante le convenzioni che non sapete nemmeno voi perché seguite! Fate, di tanto in tanto, cose che vi spaventa fare. Cosa avete da perdere? Non potete vivere in eterno, ma potete vivere intensamente.


  1. “In the end, it’s not the years in your life that count. It’s the life in your years.” — Abraham Lincoln