Non sono (più) un fan del “non sei come loro” che fa da incipit all’illustrazione, trovo infatti che in qualche modo si sia tutti sulla stessa barca, la sola differenza è che alcuni sono più consapevoli di altri delle costrizioni a cui si sottopongono, dell’essere portati ad adattarsi ad un’immagine che rientri nella normalità. Bisogna sottolineare che per “normalità” si intende la normalità statistica, ossia il comportamento più diffuso; va da sé che tale comportamento può anche essere, a seconda dei casi, la peggiore modalità adottabile.
Bisogna mettere in discussione ciò in cui si crede per poter crescere e maturare, bisogna essere senza forma per poter assumere qualsiasi forma, non per niente l’acqua — che si adatta ad ogni situazione — è il soggetto preferito delle metafore Zen. Rinunciare alle proprie certezze, uscire dall’armatura, apre nuovi scenari e permette un vero incontro con altre persone, incontro che potrebbe cambiarti la vita. Per fare questo, però, è necessario rivelare le proprie vulnerabilità.
Uscire dagli schemi è tremendamente importante, comportarsi come formiche significa rinunciare a vivere in virtù di un comfort che non esiste.