The Fappening

Internet sta lentamente modificando il concetto di privacy e il ruolo che ha nelle nostre vite. Questo è un bene: l’etica si è sempre modellata sulle esigenze delle varie epoche.

Il dibattito sulla privacy sta diventando sempre più rilevante e ciò che è accaduto oggi con l’evento battezzato “The Fappening” ha evidenziato la necessità di fermarsi a riflettere su di una questione che riguarda tutti, ma che nessuno sente fino al momento in cui non si trova nel ruolo della vittima.

Andiamo con ordine: cos’è “The Fappening”? In data odierna (1 settembre 2014) uno o più hacker hanno postato sul sito 4chan una copiosa serie di foto ritraenti diverse celebrità hollywoodiane completamente nude, spesso in pose erotiche e talvolta intente in atti sessuali. Queste immagini pare provengano dall’account iCloud delle persone interessate e hanno suscitato ovviamente moltissimo interesse, tanto che sul sito Reddit è stata aperta una sezione apposita i cui iscritti aumentano di minuto in minuto. L’hacker ha annunciato che le fotografie da lui divulgate sono solo una piccola parte di quelle in suo possesso, aggiungendo che molte altre seguiranno, non appena avrà ricevuto un adeguato pagamento in bitcoin; dal momeno che in Rete non si sta parlando di altro, suppongo sarà questione di poche ore prima della seconda ondata di immagini.

Come era prevedibile, oltre ad una irrefrenabile curiosità, l’evento ha suscitato diversi dibattiti di natura morale. Personalmente non credo ci sia nemmeno da discutere sulla liceità di questa operazione, ma dopo aver letto su Twitter la frase: “Se vuoi la privacy in rete non stare in rete. Se vuoi che le tue foto zozze non finiscano in rete non farti foto zozze.” penso sia il caso di spendere due paroline in merito.

Quello che è successo è qualcosa di illegale e le celebrità colpite non sono altro che vittime: il fatto che Internet stia limando il concetto di privacy non la rende all’improvviso irrilevante, né attenua in alcun modo un’azione criminale. Quando decidi di condividere delle foto su un social network hai bene in mente — in teoria — che svariate persone andranno a visualizzarle, magari anche gente a cui quella immagine non era specificatamente destinata, si tratta dunque di una tua scelta consapevole. Quando scatti fotografie nell’intimità delle tue mura di casa, per qualsivoglia motivo, non hai in mente di divulgarle. Poco importa se il tuo lavoro ti rende un personaggio pubblico, se hai appesa al collo l’etichetta “Very Important People” e i paparazzi fanno parte della tua routine quotidiana: se un fotografo irrompesse in casa tua per scattare foto di te mentre sei in bagno, avresti tutto il diritto di denunciarlo (e vinceresti facile in tribunale). Sei una persona, prima ancora che un personaggio e in quanto tale hai dei diritti ed una dignità.

Tutto ciò mi ricorda il film ‘One Hour Photo’ in cui Robin Williams intepreta Seymour Parrish, un signore addetto allo sviluppo di rullini fotografici. Questo personaggio, a causa della sua ossessione per una famiglia, arriva a tappezzare la popria casa con le loro foto, circondandosi dei momenti che quelle persone hanno deciso di immortalare su pellicola e venendo a conoscenza anche di alcuni segreti. Ecco, in questo momento siamo tutti un po’ come Seymour Parrish, ma con un durello tra le gambe.

Le celebrità in questione sono state piuttosto ingenue a lasciare attivata la funzione di upload automatico su iCloud, ma nè questo, né tutte le considerazioni sul loro lavoro e sulle loro abitudini nell’intimità (che poi, diciamolo, sono davvero così strane?) possono essere usate per minimizzare il torto da loro subito.

Riguardo la corsa frenetica per accaparrarsi il materiale tabù non posso dire assolutamente nulla. So per certo che in molti si staranno scagliando contro il degrado dei costumi, la società maschilista e chissà quant’altro, ma francamente non vedo nulla di strano, incomprensibile o persino sbagliato in questo: sono reazioni che affondano le loro radici nei nostri istinti più basilari, pulsioni che hanno permesso alla nostra specie di perpetrarsi nel tempo. In tutta questa faccenda l’ultima cosa per cui scandalizzarsi sono i corpi nudi e la corsa alle tette.