Le ricette di mia nonna

Oggi stavo pensando a mia nonna materna. Ho sempre avuto un rapporto un po’ particolare con i lutti: raramente mi struggo dal dolore in seguito all’evento, ma non di rado mi capita, anche a distanza di anni, di ripensare ad una persona che era solita essere parte integrante della mia vita e commuovermi; all’improvviso mi prende una malinconia che è un misto di tristezza per qualcuno che non esiste più, e di gratitudine per ciò che mi ha lasciato.

Oggi stavo pensando a mia nonna e a come abbia la possibilità di farla rivivere esclusivamente nei miei ricordi. Certo — mi direte — come si può far rivivere in altro modo una persona? Non è mica possibile risuscitare i morti! Eppure un sistema ci sarebbe: rievocandone delle peculiarità. Mia nonna — come (quasi) tutte le nonne — era una cuoca eccezionale e quando ero piccolo ricordo che mi faceva cucinare assieme a lei svariati manicaretti. Questa abitudine l’ho persa crescendo e come risultato sono andate perse svariate ricette, privandomi di un modo concreto di farla rivivere. Pensandoci meglio, però, ogni azione da lei compiuta nei miei confronti, si è necessariamente tradotta in una reazione coerente con l’input ricevuto; quindi, essendo i pasti da lei cucinati particolarmente buoni, c’è la speranza che io abbia portato un po’ di bontà a chi avevo attorno.1

Siamo così accecati dal nostro ego, da non renderci conto che ognuno di noi lascia tracce del proprio percorso. Non è necessario costruire mausolei o lanciarsi in qualsiasi tipo di ambizione con il solo scopo di venire ricordati: la memoria non è uno strumento affidabile; tempo una generazione e nessuno sarà più in grado di ricordare nulla di ciò che realmente siamo stati. Inevitabilmente si arriverà al punto in cui, a dispetto di ogni sforzo, anche il nostro nome svanirà come fumo nella nebbia del tempo.

Eppure una traccia immortale la lasciamo, la sola nostra presenza nel Mondo innesca una serie di reazioni delle quali non riusciamo nemmeno ad intuire la portata. Io sono il prodotto delle mie esperienze, e le mie esperienze sono in larga parte frutto delle interazioni che ho avuto sino ad ora. Ogni persona che ho incontrato, ogni persona che mi ha coinvolto in una sua azione, ha contribuito a plasmarmi; non importa quanto insignificante sia stato il suo contributo: se nulla si crea e nulla si distrugge, tutto ciò che ha origine da qualcuno non cesserà mai di esistere e continuerà a propagarsi. Al momento della mia morte, io continuerò a vivere nelle azioni di coloro con cui sono venuto in contatto, siano esse parenti, persone che ho ispirato o influenzato, sino ad arrivare a quel signore sconosciuto che ho trattato con cortesia, migliorandogli la giornata. Da lì mi propagherò tramite delle loro azioni che sono state, in modo cosciente o meno, influenzate dalle mie; e tramite gli individui oggetto di quelle azioni. E così via, di persona in persona, di rete sociale in rete sociale; siamo tutti connessi.

Forse questo dovrebbe essere uno stimolo per provare a fare in modo di avere un effetto positivo su chi abbiamo attorno. Un po’ come le ricette di mia nonna.


  1. Forse sono un po’ troppo ottimista su questo punto.