Stream of consciousness

Ci sono volte in cui ti siedi e scrivi
non c’è un motivo, non c’è un argomento
solo la voglia di mettere nero su bianco pensieri sparsi
stream of consciousness
ma tu non sei Joyce
non ti studieranno sui libri di scuola

C’è musica in sottofondo
Dylan, Smiths, Radiohead
ma tu non hai il talento di Zimmerman
non hai la voce di Yorke
ti viene da chiederti: che cos’hai?
Cosa ti rende unico?
Sei speciale?
Sei amato?
Ti ami?

La mente genera domande
la mente non fornisce le risposte
le cerchi negli altri
le cerchi nei libri
le trovi?

Ti senti vuoto, magari
lo vuoi riempire
arranchi fino alla laurea
lo fanno tutti
cerchi una ragazza
lo fanno tutti
poi fermi uno per strada
ti ci rivedi
sei sempre stato così?

“Una vita non esaminata non è degna di essere vissuta”
‘fanculo, Socrate.
Che sapore ha la cicuta?

Sing me to sleep

Per tutta la vita restiamo imprigionati dentro a campane di vetro create da noi stessi, campane con lo scopo di proteggerci, di deformare la nostra immagine mascherando le nostre vulnerabilità. Eccoci, dunque: noi, moltitudine di formiche occupata a mantenere efficiente il formicaio che ci ostentiamo a chiamare “casa”, ma che assomiglia molto di più ad un’arena, dove ogni incontro è uno scontro. Noi, esseri fragili, patetici, inebriati dall’orgoglio, ormai incapaci di provare compassione, di realizzare che la corazza che indossiamo non corrisponde a chi siamo realmente, che i paguri senza le loro conchiglie sono tutti uguali. Ugualmente fragili.

Finché, un giorno, succede l’irreparabile. Un giorno un uomo, in nome di una qualche vendetta, impugna un’arma e fa fuoco su gente indifesa. La campana gli offusca la vista, non capisce che il responsabile di ciò che di brutto gli è successo è soltanto sé stesso, non vede che il “nemico” a cui sta mirando è una madre di famiglia, che lei non merita tutto questo e che i figli non dovrebbero conoscere il dolore che lui sta per scatenare. Forse, in carcere, avrà tempo per riflettere, la sua corazza crollerà e riuscirà a comprendere quel che ha fatto. Forse sì, ma sarà troppo tardi.