Messaggio in bottiglia

Sono sempre stato solito preferire la comunicazione scritta a quella a voce. Scrivere mi viene naturale quasi come respirare, i pensieri scorrono fluidi, liberi, e le parole si intrecciano per dipingere immagini e comunicare concetti in un modo che non riuscirei mai a fare esprimendomi a voce. Questo è possibile anche perché, durante la scrittura, ci si può fermare e riflettere a fondo sulle parole da scegliere, fino a trovare l’alchimia capace — si spera — di pizzicare le corde giuste nel lettore, che poi spesso sono le stesse che vibrano in me quando faccio danzare le dita sulla tastiera del computer; la scrittura è quasi una forma di psicoterapia, un modo per ordinare i miei pensieri e dare un senso a ciò che in altri momenti non riesco a razionalizzare. È inoltre un processo che non finisce mai: si possono spendere interi minuti su di una frase per perfezionarne la punteggiatura e trovare il ritmo migliore. Scrivere vuol dire trasformare l’animo umano in una sinfonia; se ciò che leggi non suscita nulla dentro di te, l’autore ha fallito il suo compito.

La scrittura mi piace, dunque, mi piace tanto, per questo risulta molto frustrante quando non riesco ad esprimere ciò che sento realmente. Tempo fa ho detto ad un’amica: “Se dovessi togliere il superfluo da tutte le conversazioni che tengo solitamente, è probabile che finisca per non aprire bocca tutto il tempo”. Non era una spocchiosa lamentela sulle chiacchiere di circostanza (che pure non gradisco), ma una presa di coscienza sul fatto che “l’essenziale” — come scrisse Antoine de Saint-Exupéry — non solo “è invisibile agli occhi”, ma è addirittura inesprimibile.

La tecnologia che avrà davvero successo sarà quella in grado di veicolare efficacemente il risonante senso di vacua meraviglia che risulta dal contemplare la notte stellata a 2000 metri di quota, una tecnologia che riesca a gettare ponti di collegamento tra noi — uomini-isola — e donarci finalmente la connessione di cui abbiamo un bisogno disperato. Magari a quel punto sarà possibile smetterla di affidare messaggi alla corrente, sperando che arrivino a destinazione.

In attesa che questa utopia venga realizzata, consegno al mare l’ennesima bottiglia.