Io non parlo delle cose che non conosco

Non so se conoscete qualche film di Nanni Moretti, personalmente non ne ho mai visto uno — nonostante in molti li elogino — tuttavia mi è capitato spesso di guardare con piacere degli spezzoni su Youtube. Uno di questi mi è rimasto particolarmente impresso, lo posto qui di seguito.

La trovo una scena geniale: mette alla berlina in modo impeccabile la tendenza che le persone hanno di dare un’opinione su tutto, nella convinzione che questa sia valida. È un video che potrebbe essere convertito in gif animata da utilizzare a pioggia in gran parte delle discussioni che nascono sui social network, sempre che qualcuno non ci abbia già pensato. Ecco, mi trovo d’accordo con la frase “Io non parlo delle cose che non conosco”, però poi mi fermo un attimo a pensare e mi chiedo “ma io cos’è che so, in definitiva?”.

Più il tempo passa, più mi rendo conto che non so nulla; più approfondisco un argomento, più mi sento ignorante in merito. A volte accetto serenamente questo stato di cose e ridacchio tra me e me, constatando il desiderio di trovare certezze in un Universo imprevedibile, altre volte invece mi sento schiacciato dal peso della mia inadeguatezza. Paragonarsi agli altri è come giocare alla roulette russa e lo so bene, ma non posso fare a meno di guardarmi attorno e notare persone che hanno le idee chiare riguardo i più disparati argomenti; spesso, me ne rendo conto, questa è più una tragedia per loro che per me: se ti esprimi con massima certezza riguardo un ampio numero di argomenti è perché non possiedi sufficienti informazioni da renderti conto della loro complessità.

Ci sono poi quelle rare volte in cui mi sento abbastanza ferrato su una questione, ma capita non venga preso sul serio perché il punto di vista che sto esprimendo riguarda qualcosa che non fa parte del mio percorso formativo. A volte sono io stesso a non prendermi sul serio, dal momento che aver letto un paio di libri e qualche articolo su un argomento, non mi rende necessariamente un conoscitore della materia. È un catch 22 e da quel che vedo in giro è aggirabile soltanto ignorando la sua esistenza o essendo convinti a priori di avere una buona conoscenza; curiosamente mostrarsi arroganti e saccenti sembra pagare, in molte circostanze.

Certo è che non ci sono soltanto impostori a questo mondo ed è qui che il mio disagio si intensifica. Ciò che mi disturba sopra ogni altra cosa è il non avere alcuna competenza: a fine mese compio 25 anni e la sola cosa che posso dire di avere imparato è di non sapere nulla. La società di cui — volente o nolente — mi ritrovo a far parte è basata sulla specializzazione degli individui, premia le competenze approfondite in un campo specifico; io invece mi trovo soltanto ad avere una buona cultura foraggiata da un’insaziabile curiosità, caratteristiche senza dubbio encomiabili, ma che mi lasciano nella condizione di sapere un po’ di tutto e tutto di nulla. Nella mia situazione sarò mai in grado di pagarmi le bollette? Chi lo sa.

Pensando a ciò che faccio e a ciò che potrebbe aspettarmi, mi viene in mente un’altra famosa scena di Moretti.