Facebook sotto chiave

C’era un tempo in cui i non avvezzi alla tecnologia, quelli che guardavano ad Internet con un po’ di timore reverenziale, identificavano la Rete con ‘Google’. In effetti era (è?) quasi vero: il motore di ricerca di Mountain View era il sito web con cui si interfacciavano più di frequente, il portale tramite cui accedevano a tutte le informazioni di loro interesse; era la “porta di ingresso” di Internet.

Anno 2012, Google deve dividere la scena con un altro protagonista: Facebook.
La creatura di Zuckerberg è una tela di ragno che si estende in tutto il web, fino a sconfinare nel mondo reale, il cui confine con quello digitale diventa, giorno dopo giorno, sempre più labile. La cultura informatica media si è un po’ evoluta e dubito che qualcuno, oggi, possa identificare Facebook con il Web stesso, ma senza dubbio, rimane il sito su cui milioni di persone passano più tempo rispetto ad ogni altro.

Facebook è stato progettato in modo che l’utente vi passi più tempo possibile e che provi addirittura piacere fisico nel farlo. Avete presente quella sorta di formicolio allo stomaco, di aspettativa che provate quando compare una nuova notifica in alto a sinistra? Quel senso di autocompiacimento quando un vostro stato riceve un ‘like’? Avviene perché nel vostro corpo viene rilasciata della dopamina.

Non voglio divagare, quindi mi limito solo a dire che si tratta di un neurotrasmettitore che, tra le altre cose, viene rilasciato durante l’orgasmo. Procura, dunque, piacere e genera dipendenza. Sì, sto paragonando Facebook ad una droga e non sono l’unico, visto che nel mondo esistono centri di disintossicazione da overload digitale e attorno a me vedo sempre più persone ossessionate dal controllare ogni minuto se hanno nuove notifiche.

Non voglio negare gli aspetti positivi di questo social network e sono il primo ad ammettere di non poterne fare a meno, vista la sua enorme comodità; tuttavia ritengo che si debba fare un bilancio complessivo e tenere ben presente che si tratta di uno strumento, non di qualcosa che deve assorbire la nostra vita.

Detto ciò, qualche mese fa ho iniziato ad ideare un piano per limitare il mio tempo passato su Facebook. Enumero qui di seguito i passaggi da me fatti.

  1. Disabilitare la chat

La chat di Facebook — per quanto orrenda sia — è utile, ma deleteria se l’obiettivo è quello di non passare molto tempo
sul sito. Mettendosi sempre offline, si argina il problema.

  1. Eliminare le distrazioni

Tutto ciò che vi serve è un plug-in disponibile per ogni browser: AdBlock Plus. Grazie a
questo gioiellino ho eliminato alcuni elementi di disturbo, quali lo stream delle informazioni sulla destra e l’elenco delle
persone che hanno installato Facebook Messenger, sulla sinistra.
Può sembrare maniacale (e lo è!), ma ne ho tratto davvero giovamento.

  1. Eliminare l’applicazione dal telefono

Inutile che mi dilunghi: avere l’applicazione di Facebook sullo smartphone è come dare ad un tossicodipendente un
meth-lab tascabile.
È vero, esiste il sito mobile, ma è talmente pessimo che ti passa la voglia di navigarci.

  1. Nascondere gli amici

Il buon Diego Petrucci, mi ha consigliato di nascondere tutti gli amici ed i gruppi dalla
home page, in modo da non perdermi nel flusso continuo di aggiornamenti. Ho tenuto solo alcuni gruppi gestiti da siti di
informazione e devo dire che il consiglio si è rivelato davvero valido.

  1. Bloccare l’URL

Io ho usato Little Snitch per bloccare le connessioni a
facebook.com, di modo che l’unico sistema per accedere al social network sia quello di usare il browser dell’iPhone.
Ovviamente non ci vuole molto — in casi estremi — a rimuovere il blocco, ma sei click in più del dovuto, nella routine
giornaliera, sono sufficienti a fare regredire una brutta abitudine. In fondo siamo tutti un po’ pigri.

È una settimana che non accedo a Facebook e la mia produttività ne ha beneficiato. posso dire che il blocco dell’URL è stato davvero un toccasana! Rimane Facebook Messenger, ma quello è davvero ciò che mi serve.

Spero che la mia esperienza possa essere d’aiuto a qualcuno.