Dio è morto

Siamo i figli di mezzo della storia, non abbiamo né uno scopo né un posto. Non abbiamo la grande guerra, né la grande depressione; la nostra grande guerra è quella spirituale, la nostra grande depressione è la nostra vita.

In un periodo in cui i grandi ideali — almeno nel mondo occidentale — sembrano essere ridotti a vuoti simulacri e lo status quo appare un fato immanente impregnato della giusta dose di comfort, non ci si deve stupire nel vedere orde di giovani senza uno scopo. Si lotta con fatica per il controllo della nave, ma non tutti riescono in tale impresa: alcuni seguono la corrente in modo apatico, altri si ritrovano in mezzo alla burrasca e ricorrono a farmaci per contrastare il mal di mare. I marinai più anziani ed esperti, spesso e volentieri, invece di aiutare cercano di trarre vantaggio dalla situazione: sfruttano paura ed incertezza per spingere gli spaesati verso specifiche rotte, spesso estreme; “Così cambieranno le cose!”, dicono. Peccato che non mostrino mai una mappa, gli si deve credere sulla parola.

Io? Sto cercando un equipaggio.