Diamo importanza agli eventi della vita quando corrispondono alle vette: è la cima che conta, che ci sembra importante, non la valle che separa un’altura dall’altra. Eppure, non sarebbe possibile avere rilievi senza le depressioni. Ma noi ignoriamo questo fatto, non notiamo le valli perché puntano in basso, mentre le montagne svettano verso il cielo e noi preferiamo ciò che punta in l’alto perché l’alto è “bene”, mentre il basso è “male”. C’è da dire però che non lodiamo le montagne per essere alte e accusiamo le valli di essere basse.
Eppure questo è il motivo basilare per cui ignoriamo le valli della vita, mantenendo la nostra attenzione focalizzata sulle vette ed escludendo qualsiasi altra cosa. Questo però ci mette a disagio perché proprio la ricerca di piacere (guardare le montagne) è ciò che ci priva del piacere, dal momento che nel nostro intimo sappiamo che ogni rilievo è seguito da una depressione; e siamo sempre spaventati perché non abbiamo l’abitudine di guardare a valle, di includerla nella nostra vita, quindi per noi rappresenta qualcosa di sconosciuto, di estraneo, di pericoloso. Forse abbiamo paura che collassi su sé stessa e ci intrappoli al suo interno, negandoci il raggiungimento delle vette. Forse la morte è più forte della vita, perché la vita sembra sempre richiedere uno sforzo, mentre verso la morte si scivola senza che venga chiesto alcun impegno. Forse “nulla” avrà la meglio su “tutto”, alla fine. Non sarebbe tragico? Quindi resistiamo al cambiamento, ignorando il fatto che la vita è cambiamento e che “nulla” è senza ombra di dubbio l’altra faccia di “tutto”.
La maggior parte delle persone ha paura dello spazio e pensa che esso sia “il nulla”, ma “spazio” e “materia” sono due modi diversi per parlare della stessa cosa: non trovi “materia” senza “spazio” e non trovi “spazio” senza “materia”. Se si affermasse un universo senza nient’altro che “spazio”, sarebbe spazio tra che cosa, esattamente? “Spazio” è una relazione e va sempre a braccetto con “materia”, così come fa “dietro” con “davanti”. Ma la nostra mente ignora lo spazio e pensa che sia la materia a comporre tutto ciò che vediamo.
In altre parole, l’attenzione cosciente ignora gli intervalli perché pensa non siano importanti. Prendete la musica come esempio: quando ascoltate un brano, ciò che davvero sentite nella melodia è l’intervallo tra un tono e l’altro. L’intervallo è essenziale. Allo stesso modo, tra questa generazione di persone e la precedente l’intervallo è importante esattamente quanto — se non di più — ciò che sta in mezzo. A dire il vero sono inscindibili ed equivalenti, ma dico che a volte l’intervallo è più importante perché si tende a sottovalutarlo, quindi voglio porre enfasi su questo punto.
Quindi: “spazio/notte/morte/oscurità/non esserci” è una componente essenziale di “esserci”; non si può avere l’uno senza avere anche l’altro, proprio come non si possono avere vette senza valli.
— Alan Watts