Potente signora, oscura viandante
Suprema ti ergi, tu, tra le tante
Un po’ mi spaventi eppure mi chiami
Parlando con l’eco di suoni lontani
Accorto ti scruto, ma con gran stupore
Mi scopro a indagare il mio mondo interiore
Solo lontano dal chiasso del giorno
Si può dare un senso a ciò che si ha attorno
Dolce matrona stendi il tuo manto
Offri riposo all’animo affranto
Ma chi non ti vive tende a scordare
Quanta magia avvenga al tuo altare