Non vogliamo immedesimarci in un essere umano

C’è stato un tempo in cui ero un accanito lettore di manga, genere che tutt’ora apprezzo molto, ma per cui la passione si è decisamente affievolita. Ebbene, un giorno mi capitò tra le mani un fumetto decisamente impegnativo da leggere1, dove per “impegnativo” intendo che non potevi concederti il lusso di affezionarti ad un personaggio, perché non ti era dato sapere se l’avresti trovato vivo nel numero successivo. Non valeva nemmeno il classico cliché del protagonista “invincibile”: non si poteva identificare un vero e proprio personaggio principale.

Diciamolo: ai fruitori di un’opera che prevede una narrazione piace immedesimarsi negli eventi o fare il tifo per dei personaggi, per questo rimaniamo spiazzati quando tale consuetudine viene messa a dura prova dagli autori. Non è necessario arrivare all’estremo di eliminare all’improvviso quelli che sebravano dei characters chiave, a volte basta porre in rilievo dei dubbi di natura morale nei confronti di coloro per cui si è portati a simpatizzare (Yagami Light in Death note o Walter Wite in Breaking Bad).

Si può però arrivare a strategie ancora più sottili per disorientare lo spettatore/lettore, ed è qui che si giunge a Mad Men. Un telefilm che sin da subito presenta un cast di personaggi ben nutrito: un protagonista tanto carismatico quanto enigmatico che cattura subito lo spettatore ed un gruppo di comprimari, le cui psicologie vengono rivelate in tutta la loro intricatezza dalle storyline secondarie, rendendoli ipoteticamente in grado di gestire degli spinoff a loro dedicati. Non esiste una trama vera e propria, non c’è l’esplosione adrenalinica di Breaking Bad, né avvincenti casi da risolvere tipici dei polizieschi; semplicemente viene fatto scorrere il racconto delle vite dei protagonisti.

Lo spettatore segue le vicende personali di questi businessmen, normalissima gente degli anni ’60, ma è proprio la “normalità” a fare scattare la trappola. I personaggi sono tormentati, corrotti, frustrati, in una parola: umani. Veniamo messi di fronte ai nostri stessi vizi, in modo così violento che siamo restii a lasciarci andare alle immedesimazioni; l’uomo che in una puntata ha agito rettamente, mostrando un cuore d’oro, in quella successiva lo vediamo comportarsi in modo totalmente amorale, ma con una naturalezza ed un cinismo che ci fa chiedere se, al suo posto, non avremmo reagito allo stesso modo.

Davanti ad uno show simile, l’unica strada che ci rimane è elevarsi al di sopra dei personaggi, essere i loro giudici, criticare o approvare le loro azioni a seconda del contesto. Guardando Mad Men, lo spettatore si sente moralmente superiore alle persone di cui sta seguendo la storia, ma, in cuor suo, sa di avere le loro stesse pecche: è pur sempre un essere umano.


  1. Non ne rivelo il nome, per evitare il rischio di spoiler.