Mi lancio in un istintivo e — spero — breve sfogo che per molto tempo mi è rimasto incastrato in gola, riguardo quello che credo sia un atteggiamento tutto italiano. Dargli un nome ben definito è difficile, mi riferisco alla tendenza alla minimizzazione delle colpe che ritengo basata sul concetto noto in psicologia come responsabilità diffusa.
Kitty Genovese, tornando a casa dal lavoro, venne assalita mentre percorreva la breve distanza tra la sua automobile e l’edificio in cui viveva, nel quartiere di Queens a New York. Erano le prime ore del mattino, il suo aggressore la pugnalò, ma fuggì quando le urla della donna provocarono una reazione da parte dei vicini.
Che tipo di reazione? Alcuni accesero le luci di casa e sembra che qualcuno abbia urlato dalla finestra, ma questo fu tutto o quasi. Tornata la calma, l’assalitore riprese la sua aggressione, di nuovo la vittima, troppo debole per allontanarsi, implorò aiuto, e di nuovo l’aggressore si spaventò e scappò. L’aiuto non venne. L’aggressore ritornò, e questa volta uccise la donna.
Il passaggio è tratto da questo interessante articolo su ignoranza collettiva e diffusione di responsabilità. Mi limito a citare un ulteriore estratto che spiega a cosa corrispondono i termini che ho messo in grassetto:
Ignoranza collettiva (o pluralistica): fa si che gli astanti presumano che tutto va bene perché le altre persone presenti non dimostrano di percepire nulla di strano.
Diffusione della responsabilità: una diminuzione del senso di responsabilità percepito dal singolo individuo quando sono presenti altri possibili soccorritori.
È da tempo che noto un pensiero diffuso che definire fallace è dire poco, quella logica dell’omologazione per cui se la maggioranza delle persone agisce in un modo, anche se eticamente scorretto, diventa consuetudine assumere tale atteggiamento. Auto in doppia fila e tendenze opportunistiche sono solo la punta dell’iceberg, ciò che mi preoccupa davvero è sentire gente difendere a spada tratta Fabrizio Corona perché “lui va in galera, mentre gli stupratori sono a piede libero”, come se un reato debba venire depenalizzato a causa della (presunta) impunità di un crimine più grave.
Ancora più di recente è interessante notare come l’opinione pubblica concordi sul “mandare a casa” l’attuale classe politica, mentre sia pronta a perdonare impreparazione e castronerie dei candidati del Movimento 5 Stelle. Solo perché abbiamo avuto la sventura di vedere il titolo onorevole accostato ai nomi Carfagna e Scilipoti, non vuol dire che questi nuovi arrivati debbano essere esenti da critiche, anzi! Dovrebbero avere un’attenzione particolare proprio perché si propongono come una ventata di aria fresca nel panorama politico nazionale! Purtroppo essere i “meno peggio” non è abbastanza.
Altri esempi possono essere l’astensionismo elettorale basato sulla convinzione qualunquista del “tanto sono tutti uguali e non cambierà mai niente”, oppure l’evasione fiscale ad ogni livello che ormai viene vista come prassi e passa quasi inosservata.
Ho citato prevalentemente casi che hanno a che fare con la sfera civica perché tipici del vivere in società, ossia dei contesti in cui gli individui si influenzano tra di loro. Non so se sia stato appropriato o meno utilizzare i concetti di ignoranza collettiva e diffusione della responsabilità, ma da quando — un paio di anni fa — ho scoperto la loro esistenza mi sono accorto di quanto sia comune vedere questi meccanismi in azione. Nel caso in cui non c’entrino nulla, scusatemi e prendete questo pezzo per quello che in definitiva è: un semplice sfogo.