L’identità perduta di Apple (aka pensieri a caldo su iOS7)

Ieri ho assistito al Keynote Apple e mi sono trovato, come molte persone, ad avere sentimenti contrastanti. Se da un lato ho apprezzato davvero tanto OSX Mavericks,1 i nuovi Air con batteria maggiorata e quel miracolo in Terra che è il nuovo Mac Pro; dall’altro la presentazione di iOS7 mi ha tramortito.

Mentre seguivo il live2 ero in contatto con Marco Accolla, il quale al termine dell’evento ha detto una frase che mi ha fatto riflettere: «C’è qualcosa di strano. Il cambiamento, anche radicale, ci voleva perché iOS ormai era stantio, ma questo nuovo Sistema non mi sembra “da Apple”. Non so come spiegare; nessuno ha mai potuto criticare Apple sul design, eppure iOS7 non mi sembra molto curato».

Ci ho riflettuto un po’ e mi devo dire d’accordo con l’affermazione. Sebbene non sia un designer, un developer o un tech blogger di fama, voglio provare a sviscerare una serie di punti per cui iOS7 non sembra rispettare i canoni di Apple.

  • Le trasparenze. In quanto Mac user di “lungo corso” ricordo come fosse ieri la pioggia di critiche miste ad ilarità che seguirono l’uscita di Windows Vista, uno dei bersagli era proprio l’utilizzo massiccio ed improprio delle trasparenze in vari elementi della UI; come esempio del modo corretto per usare tale espediente grafico si portava Mac OSX Leopard, in cui vi erano sì elementi traslucidi, ma erano centellinati ed il tutto era curato in modo tale da uniformarsi alla perfezione con il resto dell’ambiente, dando un’idea di omogeneità che rilassava la vista, anziché affaticarla come nell’OS di Microsoft. Ora, in iOS7, hanno pensato bene di abbinare traslucenze eccessive con icone fluo a fare da sfondo, il risultato? Quando apri il nuovo Control Center pare che un unicorno abbia appena urinato sul display.

  • Reverse decluttering. Uno dei motti del minimalismo è sintentizzabile nell’espressione “less is more“, poiché secondo questa filosofia la perfezione non viene raggiunta quando non c’è più nulla da aggiungere, bensì quando non c’è più nulla da togliere; riduzione all’essenziale, insomma. Apple ha sempre fatto suo questo concetto e da che ho memoria ha sempre avuto ragione (cioè, quasi sempre), mentre i competitor continuavano la corsa alle funzioni, trasformando i loro terminali in dispositivi tuttofare con curve di apprendimento sempre maggiori, i prodotti made in Cupertino sono sempre stati caratterizzati da un’estrema semplicità: bastava uno sguardo e avevi subito chiaro cosa fare e come farlo. Ora, a giudicare dalla presentazione, la tendenza si è quasi invertita. Ciò che mi è saltato subito all’occhio sono i due “menu a tendina”: sia nel Notification Center, sia in Control center, sono stati infilate quante più informazioni possibili. Sbaglierò io, ma non mi sembra tutto immediatamente intellegibile con uno sguardo, come avveniva invece con i passati Sistemi.

  • Intuitività. Questo punto potrebbe essere accorpato al precedente, ma ho voluto trattarlo in separata sede perché è sempre stato uno dei cavalli di battaglia per Apple. Intuitività vuol dire mettere chiunque in grado di capire come utilizzare il device, anche se non abituato ad avere a che fare con questi dispositivi; non è un caso se gli iPad vengono utilizzati con soddisfazione da bambini di 3 anni e da genitori refrattari alla tecnologia: sono intuitivi! Basandomi sul Keynote sembra esserci stato un passo indietro in quasi ogni aspetto dell’OS, ma mi ha colpito in particolar modo Safari: mi piace l’aspetto minimal e ci sono delle eye candy niente male, ma nel complesso il suo utilizzo mi sembra molto meno immediato rispetto al predecessore. Voglio poi linkare un video trovato nella timeline di Twitter e che mostra il primo approccio con la nuova lockscreen.

  • Identità perduta. C’è una cosa che ho sempre apprezzato di Apple, benché allo stesso tempo sia stata criticata da altri: la coerenza; la ferma volontà di continuare sulla propria strada nella consapevolezza che ciò che si sta facendo è la cosa giusta ed il tempo le darà ragione. Il tempo le ha dato ragione davvero molte volte. Con questo non voglio dire che il precedente iOS e lo “skeumorfismo” fossero necessariamente la strada giusta da seguire e che non ci volesse un rinnovamento, anzi! Però qui l’impressione che traspare non è quella di una rinascita proprompente da parte di un vecchio leader che ha ancora molto da dire, bensì di uno stravolgimento con il solo scopo di uniformarsi al gregge. Che ne è del detto Jobsiano: «Le persone non sanno ciò che vogliono finché glielo mostri»? Dobbiamo pensare forse che lo spirito distintivo di Apple è morto con Steve?

  • Gli sviluppatori. Se fossi un dev mi sentirei quasi tradito. Il cuore di un qualsiasi smartphone sono le app, a Cupertino lo hanno sempre saputo ed è per questo che hanno dettato sin dall’inizio delle linee guida, in modo che lo stile di iOS fosse uniforme indipendetemente dall’applicazione aperta. Inoltre i vari miglioramenti sono sempre stati “incrementali” così da permettere un adeguamento da parte degli sviluppatori (si pensi al retina display, all’iPad o all’iPhone 5). È vero che non si può continuare a fare passi misurati quando la concorrenza è serrata, ma da un colosso del settore come Apple, sempre attento ai dettagli, mi sarei aspettato una riprogettazione dell’OS strutturata in modo da facilitare la transizione delle vecchie app. Le mie sono congetture, non sono un designer, ma ora come ora pare evidente che gli sviluppatori siano obbligati ad “appiattire” le loro creazioni in nome della coerenza con l’ambiente grafico e dovranno farlo in modo piuttosto radicale. L’esempio più lampante che mi viene in mente riguarda Tapbots: come credete che sia possibile la convivenza del loro stile robotico all’interno del nuovo iOS?

Questi, in sintesi, i motivi che mi stanno portando a pensare che Apple abbia perso la Trebisonda riguardo iOS. Poi, è chiaro, bisogna provare con mano un OS per poterlo valutare oggettivamente e non è nemmeno impensabile che possa finire per piacermi.3 Le mie sono riflessioni a caldo e come tali vanno trattate.


  1. Non mi convince molto il nome, ma per il resto davvero nulla da dire. 
  2. Trovo assurdo che una compagnia come Apple non riesca a fornire uno streaming degno di questo nome! Mi sono dovuto attrezzare per seguire il live su UStream! 
  3. Parafrasando il filosofo Sri Aurobindo: «Ciascuno tende ad amare le proprie catene»