La musica in un solco

Siamo nel 2013, il periodo del cloud computing, dove tutto è nella “nuvola”, i supporti fisici stanno scomparendo e servizi come Spotify spopolano.

Siamo nel 2013 ed io, quando sento il bisogno di ascoltare un po’ di buona musica, vado in taverna, accendo l’amplificatore, metto un vinile sul piatto ed inizio a sognare. Sono hipster? Forse, ma voglio provare a spiegare il motivo di questa nostalgia per tempi che non ho mai vissuto.

Una perenne colonna sonora

Da quando gli iPod (o addirittura i walkman) sono entrati nelle nostre vite, la musica è con noi in qualsiasi momento: si ascolta musica mentre si lavora, si ascolta musica sui mezzi pubblici, si ascolta musica mentre si cammina1, mentre si corre, mentre si fa praticamente qualsiasi cosa. Si ascolta, o si sente?

L’impressione che ho è di essere costantemente immerso in una colonna sonora: la musica accompagna la mia vita, ma rimane in sottofondo, l’impatto comunicativo è drasticamente ridotto. Mi verrebbe da ipotizzare che il calo qualitativo della musica “commerciale” che si nota in questi ultimi anni possa essere correlato a questa tendenza, ma sarebbe pura speculazione.

Quello che però so — perché provato sulla mia pelle — è che capita di far partire la riproduzione della prima traccia di un album e, senza quasi averne sentore, trovarsi nelle orecchie degli auricolari da cui non fuoriesce più alcun suono. Cinquanta minuti sono passati nella più compelta passività.

Experience the music

Se c’è una cosa in cui i vinili sono insuperabili è il saper rendere la musica un esperienza; ogni album è una porta aperta verso un viaggio da compiere, il cui step fondamentale è sempre il solito: girare il disco.

Non potete capire quanto sia importante, anzi, vincolante quel passaggio: il fatto di dover cambiar lato al vinile ti rende parte attiva del processo di ascolto.

Provo ad elencare altri punti che, a mio modo di vedere, contribuiscono a rendere unico l’ascolto di un disco in vinile.

  • Essere legato ad un luogo d’ascolto

Il non poter portare con te la musica, rende necessario il trovare un momento apposta da dedicare a questa attività, non
puoi certo farlo mentre vai a correre o vaghi da un locale all’altro della casa. Ciò contribuisce a creare una certa ritualità

  • Le custodie

Vogliamo parlare delle cover giganti che contengono i dischi, accompagnate spesso da inserti e fogli con i testi delle
canzoni? Fogli, non libricini minuscoli scritti con font discutibili che ti fanno perdere una diottria al minuto!

  • Ascoltare i brani nel loro ordine

L’impossibilità di saltare agevolmente da un brano all’altro o di trovare il punto preciso di una canzone possono sembrare
pecche, ma in realtà sono alcuni dei più grandi pregi di questo formato, perché ti costringono ad ascoltare l’opera nella sua
totalità, in modo attivo e cosciente.

  • Riproduzione continua

A mettere la cigliegina sulla torta sono poi quei giganti della musica2, che strutturano l’album di modo che la conclusione
di una canzone corrisponda all’inizio della successiva, rendendo quasi impossibile lo scegliere una canzone particolare e
omogeneizzando l’opera in maniera tale che risulti davvero un’esperienza per l’ascoltatore.

Non potete sapere quanto possa essere appagante sedersi in poltrona, con ‘Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band‘ sul piatto, tenendo in mano la custodia di cartone e leggendone i testi o la storia. Ascoltare musica diventa come scrivere, leggere, fare esercizio: stai facendo — non subendo — qualcosa.

In medio stat virtus

Ovviamente non credo che si debba boicottare il progresso teconologico e fiondarsi all’ascolto dei vinili come se fosse l’unica via. Anche io spesso ascolto musica “passivamente” e lo trovo piacevole; questo pezzo lo sto scrivendo sulle note dei brani di Cat Stevens e, in generale, non penso riuscirei a scrivere nulla senza della musica in sottofondo. Credo però si debba diventare consapevoli di questa tendenza e controbilanciarla; la musica è arte e merita di essere goduta al meglio.

Per voi la risposta potrebbe essere chiudervi in macchina, mettere un brano del vostro artista preferito e cantarlo a squarciagola. Per me è andare in taverna, accendere l’amplificatore, mettere un vinile sul piatto ed aspettare che la puntina scorra dolce, ma decisa, tra solchi neri in cui artisti geniali hanno intessuto emozioni per farle giungere fino alle mie orecchie.


  1. È ormai un anno (forse anche di più) che ho smesso di farlo e ho la sensazione di godermi di più le camminate. 
  2. Alcuni nomi: Pink Floyd su tutti, ma anche led Zeppelin e Beatles.