Il (non tanto) buon senso

In origine il senso comune (common sense) era inteso come una virtù propria dell’uomo che gli consentiva di distinguere il vero dal falso, in poche parole era la capacità di fare ricorso alla ragione; era il buon senso.

Come accade anche con altri termini il suo significato è cambiato, si è evoluto: oggi per senso comune si intende l’accettare pregiudizi, prendere per vera un’opinione che ha il solo merito di essere quella più diffusa. Quando vostra madre (o vostra nonna) da bambini vi ersortava a non comportarvi in un certo modo ed usare il buon senso, anche se il suo fine era educativo, in realtà vi stava implicitamente insegnando a sottostare a ciò che altri ritengono “giusto”, senza però nemmeno sapere bene il perché.

Potreste non averci mai fatto caso, ma il senso comune è un giogo che ci opprime giorno dopo giorno e condiziona pesantemente le nostre vite; non ho compiuto ricerche di alcun tipo, ma sono convinto che sia una delle principali cause di stress e depressione.

L’uomo — diceva Aristotele — è un animale sociale, ha bisogno di vivere in comunità ed è l’unico essere vivente ad essere in grado anche di amministrare la società in cui vive. Ciò su cui però non ha alcun potere diretto sono le dinamiche relazionali che si instaurano nelle comunità e che fissano dei codici, delle leggi non scritte alle quali chiunque si sente costretto ad aderire.

Personalmente ritengo che ogni individuo è libero di fare ciò che più gli aggrada, nei limiti del rispetto altrui. Credo che chiunque, in linea di massima, possa dirsi d’accordo con questa affermazione; allora come mai ciò non avviene nella quotidianità delle nostre vite? Quante volte avreste voluto agire in un determinato modo, ma vi siete bloccati al pensiero: «cosa penserà di me la gente?». Eccolo qua: il senso comune, la prigione invisibile!

Ovviamente non tutti sentono lo stesso grado di pressione, in fondo non ci sono due fiocchi di neve identici, ma coloro che vivono in modo coerente con loro stessi sono una netta minoranza: la maggior parte delle persone segue i sentieri già tracciati dal gregge. Notate bene che non mi elevo a giudice dell’umanità, anzi! Per la maggior parte del tempo io sono una di quelle pecore!

Uno psicologo una volta mi ha detto:

Vuoi sapere qual’è il desiderio segreto della maggior parte delle persone che sono state mie pazienti in questi anni? Andare al cinema da soli.

Quale migliore esempio di regola non scritta? Pensateci bene: volete andare al cinema a vedere un film che attendete da tanto, ma non interessa a nessun vostro amico; che fate? Andate lo stesso? Perché no? Se vuoi qualcosa, allunga la mano e prendila! Bisogna combattere il pregiudizio, inizialmente sembrerà innaturale, ma se si cerca di godersi il momento e si entra nell’ottica che si sta facendo qualcosa per la persona più importante della propria vita — ovvero sé stessi — ci si sentirà presto liberi di un grande peso.

Più di un mese fa ho colto l’occasione e sono andato da solo al cinema. Qualche amico ha pensato fossi impazzito, ma me ne sono fregato alla grande. È stato un po’ strano, sulle prime, ma poi mi sono davvero gustato il film e ho passato una bella serata che altrimenti sarebbe stata parecchio noiosa. Stasera ripeterò l’esperienza e mi auguro vada addirittura meglio.