Farewell, Instapaper

Nella mia vita da utente iOS ho provato un numero enorme di applicazioni; quando seguivo blog dedicati mi trovavo a partecipare a moltissimi contest che nel tempo si sarebbero tradotti in una casella di posta elettronica intasata dallo spam. È comune per i possessori di smartphone cadere preda di questa mania di collezionare le applicazioni, credo che noi tutti si sia attraversato quel periodo in cui il telefono è così pieno di icone da farti spendere trenta secondi buoni per trovare l’applicativo che effettivamente serve al momento.

Passata questa fase inevitabile, i miei gusti e le mie esigenze si sono sempre più raffinati e mi hanno portato ad una gestione più intelligente del parco applicazioni, scegliendo quelle che effettivamente apportavano un miglioramento sostanziale alla mia esperienza utente, quando non alla mia stesa vita. Nonostante questa maggiore consapevolezza mi è ancora piuttosto facile cadere preda delle mode del momento, di quell’applicazione che tutti stanno provando, che ha quell’interfaccia così elegante e magari è anche gratis. Negli ultimi tempi ho resistito alla tentazione di provare Mailbox, ma c’è stato un periodo in cui impazzava l’utilizzo di tre parole che in breve tempo sarebbero andate ad identificare una specifica categoria di applicazioni: Read-It-Later.

Il concetto in sé mi ha colpito sin da subito e quindi ho condiviso l’entusiasmo generale, può essere davvero utile salvare lunghi e corposi articoli che si incontrano ogni tanto durante la navigazione e poterne fruire in un secondo momento, offline, ottenendone solo il testo, senza grafiche o distrazioni varie. Dunque provai subito Instapaper e Read it Later (ora Pocket), ma il primo parve convincermi maggiormente, al punto che decisi di acquistarlo quando divenne a pagamento. Oggi ho cancellato definitivamente Instapaper dal mio iPhone.

L’app in sé rimane validissima, così come le concorrenti (in particolare Quote.fm e Readability), però mi sono reso conto che non fa per me: la mia mente non ha il corretto approccio con la filosofia su cui si basa. Mi rivedo moltissimo nel ragionamento di Riccardo Mori, per cui gli articoli che vado a salvare, solo molto raramente finisco per leggerli, quindi Read It Later per me diventa ‘Read It Never‘. È da circa un anno che ho notato la comparsa di ragnatele sull’icona di Instapaper, ma non ho voluto desistere subito e ho tentato l’integrazione con il Kindle. Non so voi, ma la lettura degli articoli inviati all’eReader l’ho trovata a dir poco frustrante, almeno con un dispositivo privo di schermo touch.

Ho concluso che per le mie esigenze può tranquillamente bastare la Reading List di Safari, una funzione semplice, discreta e sempre presente, non importa ciò che accada. Qualcosa che può calzare a pennello per la maggior parte della persone non è detto che vada bene per te e, in tal caso, non devi fartelo andare bene per forza. Farewell, Instapaper, è stato bello.