Stream of consciousness

Ci sono volte in cui ti siedi e scrivi
non c’è un motivo, non c’è un argomento
solo la voglia di mettere nero su bianco pensieri sparsi
stream of consciousness
ma tu non sei Joyce
non ti studieranno sui libri di scuola

C’è musica in sottofondo
Dylan, Smiths, Radiohead
ma tu non hai il talento di Zimmerman
non hai la voce di Yorke
ti viene da chiederti: che cos’hai?
Cosa ti rende unico?
Sei speciale?
Sei amato?
Ti ami?

La mente genera domande
la mente non fornisce le risposte
le cerchi negli altri
le cerchi nei libri
le trovi?

Ti senti vuoto, magari
lo vuoi riempire
arranchi fino alla laurea
lo fanno tutti
cerchi una ragazza
lo fanno tutti
poi fermi uno per strada
ti ci rivedi
sei sempre stato così?

“Una vita non esaminata non è degna di essere vissuta”
‘fanculo, Socrate.
Che sapore ha la cicuta?

Sing me to sleep

Notte

Potente signora, oscura viandante
Suprema ti ergi, tu, tra le tante
Un po’ mi spaventi eppure mi chiami
Parlando con l’eco di suoni lontani

Accorto ti scruto, ma con gran stupore
Mi scopro a indagare il mio mondo interiore
Solo lontano dal chiasso del giorno
Si può dare un senso a ciò che si ha attorno

Dolce matrona stendi il tuo manto
Offri riposo all’animo affranto
Ma chi non ti vive tende a scordare
Quanta magia avvenga al tuo altare

Riparo Dalla Tempesta


Fu in un’altra vita, tra sudore e sangue nata
esser neri una virtù, la strada era infangata
giunsi dal deserto, creatura informe e mesta
“vieni” disse lei “al riparo dalla tempesta”

Tornassi in quel percorso puoi star pur sicuro
lei avrà sempre il meglio, questo te lo giuro
uomini si azzuffano, prede di Morte in festa
“vieni” disse lei “al riparo dalla tempesta”

Pericolo non c’era, nessun discorso avuto
non un dubbio ad allora rimaneva insoluto
pensa a un luogo calmo, pace ed aria fresca
“vieni” disse lei “al riparo dalla tempesta”

Sfinito per il viaggio, acciaccato da intemperie
le ferite avvelenate si facevano più serie
braccato come belva, speranza ormai funesta
“vieni” disse lei “al riparo dalla tempesta”

Spaesato mi voltai e d’incanto vidi lei
ornata da regina, umana tra gli dei
soave poi mi tolse le spine dalla testa
“vieni” disse lei “al riparo dalla tempesta”

I legami ora distrutti li vorrei riparati
ulteriore lungo viaggio in posti tormentati
ricerca senza fine come una causa persa
“vieni” disse lei “al riparo dalla tempesta”

Il deputato calca i chiodi, il profeta scala il monte
ma nulla davvero conta, è il fato l’importante
il becchino suona il corno riposto nella cesta
“vieni” disse lei “al riparo dalla tempesta”

Pianto di neonati come del cigno il canto
vecchi senza denti e amore ormai compianto
tu chiedi nella vita cos’è quello che resta
“vieni” disse lei “al riparo dalla tempesta”

Ora un muro tra di noi, ho fallito questa mossa
il dar tutto per scontato ha scavato la mia fossa
ricordo che fu il caso a guidar le nostre gesta
“vieni” disse lei “al riparo dalla tempesta”

Ho perso tutto al gioco, nudo come Adamo
supplico pietà, lei m’ha tirato all’amo
ricevo solo scherno, non basta la protesta
“vieni” disse lei “al riparo dalla tempesta”

Vivo in altro Stato ma passerò il confine
inseguendo la bellezza, una corsa senza fine
se io tornassi indietro conclusione non sarà questa
“vieni” disse lei “al riparo dalla tempesta”


Testo originale

Pensieri di una notte senza Luna

Anni e anni fa, durante una crisi esistenziale causata da un cuore infranto, una mia amica che non sapeva più come consolarmi mi disse: «Devi toccare il fondo per poter risalire».

Ovviamente non ho capito il concetto, credevo fosse soltanto una frase fatta, ma è curioso come le “grandi verità” sembrino sempre sciocche, banali a chi non le ha sperimentate. È proprio perché sono troppo semplici che non le si afferra subito, abituati come siamo a complicarci la vita con assurde costruzioni mentali.

Sul toccare il fondo che “non è uno stramaledettissimo ritiro spirituale” (vediamo chi capisce la citazione) e sulla vacuità delle parole al confronto dell’esperienza ritornerò in altri post. È da un po’ che sto pensando di scriverne, ma non è semplice organizzare il discorso e la mia Musa non è ancora venuta a trovarmi (sono uno che dipende molto dall’ispirazione, io).

Qui, invece, vorrei lasciare una manciata di detriti che ho raccolto quando ho toccato il fondo del baratro. Parole che mi ricordano ogni giorno che non esiste praticamente nulla impossibile da superare, poco importa quanto si stia soffrendo. Nulla che valga la pena conseguire lo si ottiene senza fatica e dolore.

Questa è ‘Pensieri di una notte senza Luna

Da solo intono la mia canzone
guardo lo specchio e vedo illusione
non sono altri se non me stesso
ciò che riflette è solo un eccesso

sopra il mio corpo queste ferite
a dimostrar parole appuntite
lo so, anch’io ho questo peccato
il mio patir non l’ha cancellato

io chiedo solo sia tolta la spina
che nel mio cuore rimane in sordina
pressione enorme dentro al mio petto
di notte non trovo quiete nel letto

sgorga un torrente di lacrime e sangue
dentro di me il mio spirito langue
vuole evasione da questa realtà
dietro i miei occhi io vedo viltà

spada di Damocle, forma di tempo
gli anni migliori gettati nel vento
una follia che ferma dirige
la meta ultima resta lo Stige

Vagabondo

Cammino lungo la strada della vita
privo di percorso continuo la salita
l’occhio spazza l’aria in cerca di segnali
ma per un vagabondo sembran tutti uguali

quando poi mi capita fermo dei passanti
non m’importa siano onesti o latitanti
chiedo che mi diano qualche indicazione
sembrano ignorare la mia condizione

son tutti occupati con mille cose serie
vite di cristallo, saranno poi macerie
voi tenete assieme i cocci con lo sputo
schiavi dell’orgoglio non chiedete aiuto

voi sapete tutto voi non sapete niente
piglio da oratore sfocia in balbuziente
svelti rinnegate ogni religione
mentre viene eretto l’altare alla ragione

la vita è così chiara, non v’è dubbio alcuno
trovati un lavoro, sposati qualcuno
accumula denaro secondo la tua legge
e rimani calmo assieme con il gregge

allora io continuo lungo la mia via
anche se non so affatto quale sia
forse è un’illusione che cederà di schianto
ma non sopporterei il peso del rimpianto

Pronti, puntate, fuoco!

Sguardo non scorge che velo di Maya
ciò che hai dinnanzi lo credi sbagliato
cala veloce la pesante mannaia
grassa risata che scoppia d’un fiato

Gesti teatrali fanno da schermo
mentre con enfasi punti il dito
‘ché non sia tu l’oggetto di scherno
ma queste azioni ti hanno tradito

Sai che sta male vestire di nero
se tutt’attorno trionfa colore
hai fatto tuo un tale pensiero
ciò che è omogeneo lo credi migliore

Ora sei agnello in veste di lupo
voce tra tante confusa nel coro
l’ammasso di gente è un po’ d’aiuto
ma stai davvero bene con loro?

Non ne posso più

Criticate perché scrivo
di talento sono privo
giudicate tanto fieri
quasi foste l’Alighieri

Ma sapete che vi dico
a me non frega proprio un fico
quando leggo la mia rima
provo sempre una gran stima

Niente amo, niente briglia
scrollo via questa fanghiglia
convenzione è vostra legge
mi sembrate solo un gregge

Professate pragmatismi
ignorando i vostri scismi
educate questi e quelli
ma chi siete, Machiavelli?

Rimanete sempre in gruppo
uniti voi potete tutto
non è bene restar soli
a veder nei propri cuori

Ognuno fa quello che può
perché vi sia lo status quo
vi credete duri e forti
ignorando d’esser morti

Forse non mi serve a niente
rimaner contro corrente
ma non bado al forte vento
faccio solo ciò che sento